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La battaglia di Falluja e le sorti della Resistenza

20/05/2004

INTERVISTA A ABDULJABBAR AL-KUBAYSI


LA BATTAGLIA DI FALLUJA E LE SORTI DELLA RESISTENZA

Intervista rilasciata da Abduljabbar al-Kubaysi, leader dell´Alleanza Patriottica Irachena al Campo Antimperialista


CA: fino a che punto la battaglia di Falluja a cambiato la situazione in Iraq?

R: in risposta all´attacco americano c´à¨ stata una straordinaria mobilitazione popolare, una vera e propria insurrezione che ha superato le nostre stesse aspettative. Tutti vi hanno preso parte. Abbiamo visto addirittura anziane donne che portavano munizioni e rifornimenti ai combattenti in prima linea. Il popolo e la Resistenza armata hanno saputo dispiegare ed esercitare il loro pieno controllo su tutta la città . Questo non ਠaccaduto solo a Falluja ma in molte altre zone. A Samarra, ad esempio, gli occupanti americani hanno impiegato diverse settimane per fermare l´insurrezione e poter riprendere il controllo della città . Anche nell´area metropolitana di Bagdad essi hanno perso il controllo della situazione per diversi giorni. Dal 5 al 7 aprile molte zone della città  sono state sotto il controllo delle forze della Resistenza che hanno pattugliato le strade. Durante questo periodo l´ordine pubblico distrutto dalle forze americane ਠstato restaurato. Non c´erano più omicidi indiscriminati, nà© furti, nà© violenze.

CA: cosa pensi della cosiddetta "Brigata Falluja" guidata da ex-generali dell´esercito iracheno? Il suo intervento deve essere letto come una vittoria della Resistenza o come un nuovo tentativo americano di normalizzare la situazione?

R: gli americani hanno dovuto escogitare una soluzione. Essi tenteranno di trasformare l´appena nata Brigatra Falluja in qualcosa di simile alla loro Polizia irachena, ovvero in forza armata collaborazionista. Tuttavia, molti degli arruolati in questa Brigata, appena giunti a Falluja e hanno partecipato alla battaglia contro l´esercito U.S.A. Essi sono di fatto entrati nei ranghi della Resistenza. Non dimentichiamo che essi hanno accettato di arruolarsi a fianco degli americani solo per dare da mangiare alle loro famiglie. Noi riteniamo che nell´eventualità  di nuovi scontri molti di loro raggiungeranno la Resistenza o si rifiuteranno di ubbidire ai comandi U.S.A. Penso che fino a quando questo tentativo americano di intruppamento resterà  un fenomeno circoscritto, esso non rappresenterà  un serio problema. Dietro c´à¨ perಠun´ampia strategia politica. Gli americani stanno tentando di reclutare molti alti ufficiali del vecchio esercito baathista. Stanno conducendo una campagna politica per riciclarli, offrendogli lavoro e reinserendoli ai loro posti. Se questa tendenza si rafforzerà  e si allargherà  a livello nazionale allorra diventerà  un problema molto serio. Noi respingiamo questo esercito come ogni tentativo che vada in questa direzione.

CA: l´8 maggio scorso si ਠsvolta a Bagdad una conferenza promossa dagli sceicchi Jawad Chalisi e Muthanna Harith ad-Darri i quali dicono di stare con la Resistenza. Tuttavia essi si sono dichiarati disponibili a cooperare con l´O.N.U. e il suo inviato Lakhdar Brahimi

R: in effetti molti dei partecipanti sono vicini alla Resistenza. Ma c´erano alla Conferenza anche aperti collaborazionisti, vicini a Talabani e Chalabi. Dietro a loro c´à¨ una manovra del Re di Bahrain, che a sua volta ਠal servizio degli U.S.A. Per gli americani ਠdiventato necessario cooptare le forze oscillanti tra la Resistenza e loro stessi. Essi hanno bisogno di fornire alla loro autorità  una legittimità  più solida nella speranza che sia accettata dal popolo. I partecipanti sunniti a questa Conferenza hanno ad esempio affermato che non permetteranno agli sciiti di andare al potere. Essi dichiarano che sono per l´indipendenza, che si oppongono all´occupazione e che sono contro il Consiglio di Governo Provvisorio. Ma come possono cooperare con Lakhdar Brahmini mentre la Resistenza armata lo ha dichiarato un bersaglio legittimo a causa del suo tentativo di dare alla occupazione americana una leggitimità  targata O.N.U.? Non ci sarà  sovranità  degna di questo nome fino a quando truppe straniere saranno in Iraq. Il loro ritiro ਠla precondizione. Non accetteremo nulla di meno. Noi denunciamo ogni collaborazione con gli occupanti anche ove questi fossero autorizzati dalle Nazioni Unite. La strada imboccata dalla Conferenza del 8 maggio ਠun pericolo per la Resistenza e quindi la respingiamo.

CA: quali reali possibilità  di successo ha il cosiddetto "trasferimento di sovranità " previsto per il 30 giugno?

R: gli Stati Uniti hanno bisogno, per puntellare e stabilizzare l´occupazione, di facce nuove e pulite. Per questo hanno chiesto a Brahimi di aiutarli. Gli americani stanno tentando di rifarsi il trucco, ma gli iracheni sanno che essi stanno mentendo, che la loro ਠsolo un´operazione di facciata. L´O.N.U. e Brahimi non sono altro che strumenti e agenti degli americani. Le chiacchiere stanno a zero: in combutta tra loro Nazioni Unite e U.S.A. stanno soltanto rinominando il Consiglio di Governo Provvisorio.

CA: ci sono novità  riguardo alla formazione di un fronte unitario della Resistenza? Il processo sembra abbia subito un rallentamento.

R: la strada per la costruzione del Fronte tanto auspicato ਠmolto lunga. La nostra esperienza indica che alcune forze sperano di potere raggiungere un compromesso con gli occupanti svendendo la Resistenza. La recente Conferenza del 8 maggio di cui parlavamo prima ne ਠun´altra prova. Questa gente fa il doppio gioco. D´altra parte le forze politiche che animano la Resistenza corrono serissimi rischi mostrandosi in pubblico. Esse hanno difficoltà  notevoli nella loro lotta politica, lotta politica indispensabile per dar vita ad un Fronte comune. Dobbiamo avere pazienza.

CA: che giudizio dai della rivolta capeggiata da Muqtada al-Sadr? Si ਠtrattato soltanto di una reazione ad una provocazione americana oppure egli ha in mente di unirsi alla resistenza?

R: l´entrata in scena delle forze di Muqtada ਠstata anzitutto causata dall´impatto enorme della battaglia di Falluja. La situazione e la pressione della sua stessa base sociale di massa lo hanno spinto dalla parte della Resistenza. Gran parte dei suoi sostenitori sono povera gente, giovani e disoccupati. Essi si sentono come dei paria sociali e vogliono battersi contro l´umiliazione causata dalla occupazione, non hanno niente da perdere. Essi sono molto diversi dai ricchi mercanti sciiti di Najaf e altre zone. In alcun modo sono legati all´Iran, essi difendono l´Iraq arabo. Ma non si sono ribellati solo i sostenitori di Muqtada al-Sadr; gran parte dei rivoltosi non sono legati a lui; essi lo appoggiano solo perch੠ਠsceso nel fuoco della lotta contro gli americani. Questo dimostra, semmai ce ne fosse stato bisogno, che l´insurrezione non ਠun´affare religioso ma politico, insurrezione di cui Muqtada ਠdiventato un simbolo. Infine l´insurrezione ha messo in luce l´unità  nella lotta di sciiti e sunniti, che gli occupanti disperatamente tentano di tenere divisi. I rappresentanti sunniti hanno espresso la loro piena solidarietà  agli insorti sciiti e viceversa. A livello di massa questo senso di solidarietà  per la Resistenza ਠancora più forte. Si tratta di uno sviluppo davvero positivo, che rende la cooperazione, anche a livello politico, sempre più possibile.

Parigi, 15 maggio 2004