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"Il Dal Molin ci serve per le guerre in Africa"

28/04/2009

Le nuove guerre di Obama
A volte la cosa migliore è dare la parola all’avversario. La descrizione della politica estera americana fatta dalla “democratica” e clintoniana Sanchez, nell’intervista che pubblichiamo di seguito, non potrebbe essere più precisa. Medioriente, Africa e repubbliche ex sovietiche sono nel mirino della Casa Bianca, mentre il Dal Molin rientra nel piano di consolidamento della presenza delle truppe americane nel mondo.
Più chiaro di così non si potrebbe.
ntervista del Giornale di Vicenza alla vicepresidente della commissione parlamentare Usa per la “Sicurezza nazionale”

“Il Dal Molin ci serve per le guerre in Africa”

di Gian Marco Mancassola

La vicepresidente della commissione “Sicurezza nazionale”, Loretta Sanchez: “Sono le scelte votate dal Congresso Usa, e non a caso è stato confermato il ministro Gates. Non ci saranno ripensamenti. Stiamo mettendo a punto un piano per consolidare la presenza delle nostre truppe nel mondo, per essere pronti a intervenire in aree delicate come l`Africa, il Medioriente, la repubbliche ex sovietiche in Asia”.

Venezia. «La politica militare degli Stati Uniti è votata dal Congresso. Ecco perché la linea degli Usa non è cambiata nel passaggio tra George W. Bush e Barack Obama».
Parola di Loretta Sanchez, deputata democratica eletta in California, esponente di spicco della commissione parlamentare per le strategie militari delle forze armate. La congresswoman Sanchez ha incontrato ieri a Venezia il commissario straordinario per il Dal Molin Paolo Costa. Molto legata a Hillary Clinton (ne aveva sostenuto la candidatura alla presidenza), è stata indicata da Nancy Pelosi per l`incarico di vicepresidente della commissione per la sicurezza nazionale. Ufficialmente la Sanchez sta trascorrendo in Laguna un periodo di vacanza, anche se non è la prima volta che vede Costa e non è la prima volta che l`europarlamentare la aggiorna sullo stato del maxi cantiere a stelle e strisce. Del caso Dal Molin si parlerà anche al G8 che sarà ospitato alla Maddalena la prossima estate: è un tema di primo piano, «ma tutte le decisioni sono già state prese».

Perché anche il presidente Barack Obama crede nell`operazione Dal Molin? Perché, come speravano gli oppositori del progetto, non c`è stata alcuna marcia indietro?
«Stiamo mettendo a punto - riferisce l`on. Sanchez accettando di rispondere ad alcune domande dei cronisti - un piano per consolidare la presenza delle nostre truppe nel mondo, per essere pronti a intervenire in aree delicate come l`Africa, il Medioriente, le repubbliche ex sovietiche in Asia. Noi crediamo che per dare una risposta efficace a queste problematiche, per essere più vicini ai luoghi di possibili tensioni e conflitti, sia indispensabile consolidare le nostre truppe in Italia. Per questo abbiamo scelto di riunificare la brigata a Vicenza. Non ci saranno ripensamenti. Tutte le decisioni sono state prese da parte dei due governi. Il piano e lo stanziamento del budget sono stati votati collegialmente dal Congresso. Non a caso Obama ha confermato il segretario della Difesa nominato già ai tempi di Bush, vale a dire Robert Gates».

Perché l`Italia riveste un ruolo così importante, agli occhi degli americani, nello scacchiere internazionale?
«Innanzitutto perché l`Italia geograficamente è collocata vicino alle aree più a rischio, tra Africa e Medioriente. E poi perché l`Italia è un nostro alleato da moltissimo tempo, condivide con gli Usa il medesimo sistema di valori e lo stile di vita. Noi possiamo contare sull`opinione dei governi italiani, che da Prodi a Berlusconi hanno fatto tutto ciò che era necessario per favorire l`alleanza e il piano di consolidamento delle nostre truppe al Dal Molin».

Che tipo di installazione militare sarà?
«Posso garantire che il progetto segue le più restrittive normative di tutela ambientale».
«Non ci sono strutture militari migliori del Dal Molin nel mondo sotto il profilo del rispetto degli equilibri ecologici», fa eco il commissario Costa.
«Non ci sarà artiglieria, né ci saranno aeroplani - riprende il discorso la Sanchez -. Sarà soltanto un luogo in cui saranno ospitati paracadutisti con equipaggiamento leggero e le loro famiglie».

La trasformazione del comando americano di stanza alla Ederle in Africom significa che cambiano i target militari del Pentagono?
«No, è la dimostrazione di una particolare attenzione per il continente africano. Ne ho parlato anche con Obama. L`Africa ha bisogno di aiuto: anche se le operazioni sono guidate da un comando militare, gli obiettivi sono prevalentemente non militari. La mia speranza è che le strategie militari possano essere potenziate investendo meno dollari. Credo molto nella diplomazia e nel dialogo come il presidente Obama».

Gian Marco Mancassola

16 aprile 2009