2 gennaio 2002
Cari Fratelli e Sorelle,
Noi, i sottoscritti sindacalisti brasiliani, vogliamo aprire un dialogo con voi. Noi stiamo vivendo una crisi che attraversa tutto il mondo. Il governo statunitense, sotto la copertura delle Nazioni Unite, sta usando lo scellerato attacco dell´11 settembre per intensificare l´ordine del giorno della “guerra protratta e su ampia scala”, come Bush stesso ha dichiarato. àˆ una guerra iniziata con il bombardamento dell´ Afghanistan ed ਠlontana dall´esser finita.
Nella vicina Argentina, il popolo – dopo anni di governi che si sono sottomessi agli ordini del FMI e che hanno applicato le politiche di privatizzazione e distruzione dei diritti dei lavoratori, e che hanno dissanguato la nazione per ripagare il debito estero – ਠsceso in piazza e ha rovesciato il governo di “centro-sinistra” di Fernando De la Rua. Facendogli capire chiaramente di voler mettere fine ad una politica che ha fatto precipitare milioni di argentini nella miseria e nella fame, il tutto in nome della “modernizzazione, delle “esigenze della globalizzazione”, dei “principi” del patto regionale per il “libero scambio” del Mercosul, e per la preparazione della nazione al FTAA [Free Trade Agreement of the Americas; Accordo per il libero scambio nel continente americano]
In questa nuova situazione, i “potenti che dominano il mondo” – cioਠle multinazionali, gli speculatori finanziari, le istituzioni finanziarie internazionali come il WTO, la Banca Mondiala e il FMI, e tutti i governi al loro servizio – hanno dichiarato una guerra economica e politica contro i lavoratori, contro le loro organizzazioni, e contro il popolo. Il loro scopo ਠdi servirsi dei tragici eventi dell´11 settembre per far arretrare tutti i diritti le conquiste strappati attraverso dure lotte dai lavoratori e dai popoli oppressi.
La resistenza contro questa politica della terra bruciata reclama l´unità del popolo lavoratore di tutto il mondo, dal Nord al Sud e dall´Est all´Ovest. Essa richiede la lotta unitaria dei popoli oppressi e sfruttati per fermare questa offensiva di guerra e distruzione, che sta portando il mondo sull´orlo della barbarie. Soltanto attraverso tale lotta unitaria in difesa dei diritti e delle conquiste dei lavoratori sarà possibile trovare una strada diversa per il futuro dell´umanità .
Da parte nostra, siamo certi che questa ricerca dell´unità nell´azione per difendere e far avanzare i diritti dei lavoratori ਠciಠche ha spinto migliaia di sindacalisti e migliaia di attivisti di tutto il mondo a partecipare al secondo World Social Forum (WSF) a Porto Alegre, Brasile.
Ma la realtà del WSF ha corrisposto a questa aspettativa? Ha proposto il WSF una risposta avanzata a questa lotta? Vogliamo qui sollevare alcune questioni riguardo al WSF e invitarvi, fratelli e sorelle, a trarne le vostre conclusioni.
La trappola della società civile
Il WSF si ਠpresentato, sin dall´inizio, come un forum della “società civile”. Lo stesso concetto di “società civile”, diventato cosଠpopolare ultimamente, cancella i confini tra le classi sociali esistenti nella società . Ad esempio, come ਠpossibile includere nella stessa categoria di “società civile” gli sfruttati che gli sfruttatori, i padroni e i lavoratori, gli oppressori e gli oppressi, per non menzionare le Chiese, le ONG, i governi e i rappresentanti delle Nazioni Unite?
Il comitato organizzatore del WSF include organizzazioni come l´Associazione Brasiliana dei Datori di lavoro per i Cittadini (CIVES) e l´Associazione Brasiliana delle ONG (ABONG). Esse sono nello stesso comitato con altre entità , le quali, bisogna riconoscerlo, sono collegate alle lotte degli oppressi e degli sfruttati , come la CUT [Federazione Unificata dei Lavoratori] e l´MST [Movimento dei Contadini Senzaterra]. Non ਠquesto comitato organizzatore stesso un´espressione della politica della “società civile”, cioਠil tentativo di raggruppare nello stesso campo di interessi ciಠche ਠnei fatti contraddittorio e diametricalmente opposto?
Prendiamo l´esempio della campagna in difesa dei diritti dei lavoratori contenuti Codice del Lavoro brasiliano che noi stiamo portando avanti nei sindacati brasiliani. Il CUT ha pubblicato un appello per la preparazione dello Sciopero Generale del Marzo 2002 per impedire l´approvazione del decreto legge 4583 del ministro Dornelles. àˆ chiaro che il CUT ਠdeterminato ad andare avanti con questo sciopero se la situazione dovesse richiederlo.
Cosa ne pensano i cosiddetti “padroni progressisti” di questi diritti dei lavoratori? Cosa ne pensano le ONG – le quali praticano e promuovono il “volontarismo” e altre forme di lavoro precario e senza regole – di questi diritti dei lavoratori? Non hanno tutti i lavori “creati” dalle ONG rimpiazzato, nei fatti, i lavori nelle pubbliche imprese e servizi, in linea con le politiche attuate dal [presidente brasiliano] Fernando Henrique Cardoso in base al volere del FMI?
La politica della “società civile” ਠoggi ufficialmente la politica della Banca Mondiale. Qual ਠil contenuto di questa politica? Giudicate da soli. La Banca Mondiale la mette in questo modo:
“àˆ opportuno che le istituzioni finanziarie usino i loro mezzi … per sviluppare un aperto e regolare dialogo con le organizzazioni della società civile, in particolare con quelle che rappresentano i poveri. […] La frammentazione sociale puಠessere attenuata richiamando i gruppi in forum formali e informali che incanalino le loro energie nel processo politico al posto del conflitto aperto”
Puಠessere una coincidenza che tra le fonti di finanziamento del WSF si possono trovare la Fondazione Ford, o che i siti web della Banca Mondiale promuovono il Forum di Porto Alegre?
Qual´à¨ il ruolo delle ONG?
Centinaia, se non migliaia, di ONG parteciperanno al World Economic Forum of Davos (che si terrà quest´anno a New York) cosଠcome al WSF a Porto Alegre. Qual ਠil ruolo che coloro che controllano le leve di comando dell´economia globale attribuiscono alle ONG?
Nel documento ufficiale della Banca Mondiale intitolato “La Banca Mondiale e la Società Civile” (settembre 2000), si puಠleggere quanto segue: “Più del 70% dei progetti che hanno il supporto della Banca Mondiale approvati nel 1999 riguardano in qualche modo le organizzazioni non governative (ONG) e la società civile”
C´à¨ un proverbio popolare che recita, “chi paga la musica comanda la danza”. La Banca Mondiale, come sappiamo, ਠparte della sacra trinità della globalizzazione capitalistica, accanto al FMI e al WTO. àˆ possibile che queste istituzioni siano “neutrali” e che non esprimano gli interessi del capitalismo globale? Diamo uno sguardo ad un esempio concreto: la Commissione Internazionale del WSF si ਠincontrata a Dacar, la capitale del Senegal, il 31 ottobre 2001. ENDA-3rd World, un´organizzazione che ha attivamente costruito il WSF in tutta l´Africa, ha ospitato e organizzato questo incontro organizzativo del WSF. Qual´à¨ la politica di ENDA?
Secondo i suoi stessi documenti, ENDA ritiene che “proibire il lavoro infantile vuol dire privare i bambini, cosଠcome le loro famiglie, di un importante mezzo di sussistenza”. ENDA afferma che “ਠnecessario prendere in considerazione la realtà socioeconomica e, quindi, battersi per i diritti dei bambini che lavorano”.
Questa posizione di ENDA ਠin aperta contraddizione con le posizioni del CUT a del movimento internazionale del lavoro, i quali chiedono l´abolizione del lavoro infantile e l´educazione obbligatoria fino ai 15 anni di tutti i bambini. Il posto dei bambini ਠnella scuola! Ma non solo ENDA difende il lavoro infantile, ma sta anche partecipando direttamente alla privatizzazione degli acquedotti pubblici, costruendo pozzi e cisterne e mettendo a carico degli utenti una parcella per procurarsi l´acqua” (fonte: “ENDA: Water and Urban Poverty”).
Per quanto riguarda Attac e Tobin Tax
Nel nome di James Tobin, vincitore del premio Nobel in economia e fervente sostenitore del “libero commercio” aziendale, ਠstata creata un´Associazione per la Tassazione delle Transazioni Finanziarie e per l´Assistenza ai Cittadini (ATTAC), prima in Francia (1998) e poi su scala internazionale. Tra i suoi obiettivi vi ਠl´istituzione di una Tassa Tobin, che dovrebbe attuare un´imposta tra lo 0,05 e l´0,1 sulle transazioni finanziarie internazionali. I soldi raccolti dovrebbero servire a creare un “fondo internazionale” per aiutare lo “sviluppo e la lotta contro la povertà “.
Com´à¨ ampiamente noto, ATTAC oggi ਠuna delle principali fondatrici e organizzatrici del WSF di Porto Alegre. La Tobin Tax, dal canto suo, ha conquistato il sostegno di persone “prominenti” come il multimiliardario e speculatore George Soros, il presidente brasiliano Henrique Cardoso, e altri.
Ora, se esiste una tassa per finanziare un “fondo” internazionale per aiutare i poveri, si dovrebbe pensare che quanto più ਠgrande la speculazione finanziaria tanto meglio à¨, perchà© tale “fondo” avrebbe maggiori risorse. Questa argomentazione non ਠforzata.
Comunque sia, oltre alla Tobin Tax, ATTAC oggi si dedica anche ad altre iniziative. Essa si propone di “cambiare il mondo”, in base allo slogan “un altro mondo ਠpossibile” attraverso “un miglior controllo della globalizzazione”. Ma ਠpossibile cambiare il mondo senza interrogarsi sulla fondamentali relazioni produttive, senza mettere in discussione la proprietà privata dei maggiori mezzi di produzione? àˆ possibile un altro mondo con una minima Tobin Tax che aiuta a “controllare la globalizzazione”?
Bernard Cassen, presidente di ATTAC Francia e direttore di Le Monde Diplomatique, un giornale controllato dal gruppo imprenditoriale del quotidiano Le Monde, ha dichiarato al congresso fondativo di ATTAC-Germania:
Dopo l´11 settembre, il presidente Bush ha mosso dei passi in direzione delle proposte di ATTAC. àˆ chiaro che c´à¨ ancora molta strada da fare. Ma ਠnecessario notare che ……. Mr Bush ਠadesso contro i paradisi fiscali. Registriamo il fatto. Bush si ਠavvicinato alle nostre posizioni riguardanti il ruolo dello stato, investendo 120 miliardi di dollari nell´economia. […] Egli ha adottato la nostra posizione sulla cancellazione del debito, sebbene lo sta facendo per suoi propri motivi. Gli USA, ad esempio, hanno appena cancellato il debito del Pakistan, il che prova che ਠpossibile cancellare il debito.
Bush ha appena lanciato una delle offensive più a larga scala contro i lavoratori, incluso il massiccio bombardamento dell´Afghanistan, e nondimeno, secondo il presidente di ATTAC-France, Bush si sta avvicinando alle posizioni di ATTAC. Questo ਠmolto interessante.
“Un mondo senza guerra ਠpossibile”
Sotto questo titolo, una sessione speciale del World Social Forum sarà dedicata a “un mondo senza guerra”. Secondo la proposta degli organizzatori, questa sessione “cerca di spingere i rappresentanti istituzionali e/o sociali delle regioni dove la guerra sta prendendo piede insieme ai destinatari del premio Nobel per la pace a unire gli sforzi per riflettere sulla natura della guerra e individuare le possibilità di elaborare dei progetti di pace”. Le seguenti “regioni” saranno discusse: Palestina, Kashmir, i Paesi Baschi, Colombia e Chiapas. Stranamente, il bombardamento dell´Afghanistan non fa parte dell´ordine del giorno. Come ਠpossibile che le guerra “totale e prolungata” lanciata da Bush – oggi in Afghanistan e domani possibilmente in Iraq e Somalia – non fa parte della discussione riguardante questo punto!
La Palestina – la quale attualmente si trova di fronte ad una drammatica situazione, con lo stato di Israele che sta attaccando su tutti i fronti in una guerra aperta – sarà discussa, con l´obiettivo di “elaborare un piano di pace”. Ma qual ਠl´origine della situazione attuale in Palestina? àˆ l´accordo di Oslo, sostenuto dagli Stati Uniti (sotto Clinton) e poi legittimato dalle Nazioni Unite come un “piano di pace”. Questo accordo creava uno “stato” pseudo-palestinese (l´Autorità palestinese, il cui quartier generale ਠora bombardato), il quale non era altro che un conglomerato dei minuscoli cosiddetti territori palestinesi circondati dallo Stato di Israele.
Parlando di “premi Nobel per la pace”, fu l´accordo di Oslo che assegnಠquesto premio allo stesso tempo a Yasser Arafat e al capo di stato israeliano di allora Shimon Peres. In realtà , anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ਠstato insignito del premio Nobel, forse come riconoscimento del ruolo giocato dalle Nazioni Unite nel perpetrare il genocidio in Rwanda, oppure gli ਠstato dato per l´embargo che le Nazioni Unite hanno imposto all´Iraq, o meglio ancora per la copertura che le Nazioni Unite hanno fornito ai bombardieri della Nato nell´ex-Jugoslavia?
“Democrazia partecipativa” e “bilancio partecipativo”
La Banca Mondiale ha appena creato un dipartimento internazionale incaricato di sorvegliare l´attuazione della “democrazia partecipativa” in 26 nazioni. Essa ha anche tradotto, pubblicato e distribuito il libro “Il bilancio partecipativo: l´esperienza di Porto Alegre”, scritto da Tarso Genro [ex sindaco di Porto Alegre] e Ubicata de Souza. Si tratta semplicemente di propaganda disinteressata della Banca Mondiale? Oppure, al contrario, oppure non ਠche il metodo della “democrazia partecipativa” e del “bilancio partecipativo” incarna la suddetta strategia di “incanalare le energie” per evitare il “conflitto aperto”?
Tutti i documenti che provengono dal primo WSF di Porto Alegre discutono l´esperienza “modello” della “democrazia partecipativa” che ha avuto vita nella capitale di Rio Grande do Sul. Il secondo WSF continua sulla stessa linea. Tra la lista dei laboratori del WSF vi ਠuno intitolato “Il bilancio partecipativo mondiale” (nientedimeno!), organizzato dal Governatore di Rio Grande do Sul “con la partecipazione del movimento dei cittadini”.
Ma come funziona in realtà il “bilancio partecipativo”? Secondo l´opinione al fuori di ogni sospetto del suo coordinatore nella città di Sao Paulo, esso vuol dire un “filtro alla domanda popolare”.
Soltanto una piccola porzione del bilancio municipale – nel caso di Porto Alegre la somma ammonta al 17% – ਠdestinata alla discussione e alla allocazione da parte dell´assemblea dei rappresentanti delle organizzazioni popolari (il consiglio del “bilancio partecipativo”). Questa assemblea definisce le priorità per l´esborso di questi fondi limitati. (Il grosso dei soldi del bilancio municipale sono intoccabili, in quanto essi sono destinati a ripagare il debito estero e altre spese). Poichà© sono risorse limitate, c´à¨ una costante lotta interna tra i gruppi attivisti su come le priorità dovrebbero essere stabilite. I consiglieri del “bilancio partecipativo” sono obbligati a scegliere ciಠche preferiscono: la creazione di una scuola o di un ospedale, la pavimentazione di una strada, o un centro per la cura dell`infanzia, ecc. Ecco come la responsabilità per NON esser andati incontro alla richieste delle popolazione ਠfatta ricadere sulle spalle dei partecipanti al “bilancio partecipativo” stessi!
Now, who participates in the “participatory budgets”? The answer is “civil society.” In the case of a “participatory budget” assembly in the municipality of Camacua, a businessperson sent “his” representatives as delegates and won close to 70% of the votes to prioritize the pavement of a road — to the detriment of all the other demands!
Ora, chi partecipa al “bilancio partecipativo”? La risposta ਠla “società civile”. Nel caso di un`assemblea del “bilancio partecipativo” del municipio di Camacua, un uomo d`affari ha spedito i “suoi” rappresentanti come delegati e ha conquistato quasi il 70% dei voti per dare la priorità alla pavimentazione di una strada, a discapito di tutte le altre domande!
àˆ questa, come pretendono i suoi sostenitori, “una forma innovativa di democrazia”? O, al contrario, ਠuna trappola che cerca di cooptare il movimento popolare e le associazioni nell`attuazione dei piani di austerità del governo cittadino, quindi rendendoli responsabili delle “scelte” che inevitabilmente fanno innumerevoli danni agli altri movimenti popolari e associazioni?
E quale concezione della società risiede dietro questo “bilancio partecipativo”? àˆ quella di una società senza conflitti, senza contraddizioni, basata sul “consenso tra eguali”. Ma questo non ਠil contrario della democrazia, la quale richiede il riconoscimento che esistono interessi contraddittori nella società , cosଠcome il riconoscimento del diritto degli sfruttati e oppressi a organizzazioni indipendenti di fronte allo stato e agli sfruttatori?
Quale potrebbe essere, ad esempio, la partecipazione di un sindacato dei lavoratori dei servizi pubblici al “bilancio partecipativo”? Non mancano voci che dicono che i sindacati “dovrebbero imparare a operare in comitati di cooperazione per la gestione del lavoro” e quindi dovrebbero entrare in questi forum “partecipatori”. àˆ ragionevole aspettarsi che un sindacato delegato come priorità cercherebbe di migliorare i salari e le condizioni di lavoro. Ma le associazioni dei proprietari di case potrebbero volere le luci nel loro vicinato. Invece di indirizzare le loro domande al potere pubblico e mobilizzarsi per conseguirle attraverso azioni collettive, tali domande sarebbero giocate le une contro le altre nelle assemblee del “bilancio partecipativo”. Molti di voi hanno partecipato a queste assemblee. Non stiamo dicendo la pura verità ?
Fratelli e sorelle:
Noi, i sottoscritti sindacalisti, parteciperemo alle Assemblee Sindacali e alle Assemblee Popolari che il CUT ha convocato a Porto Alegre l´1 febbraio per discutere e preparare lo Sciopero Generale del prossimo marzo. Ma non parteciperemo alle commissioni, ai laboratori e alle sessioni ufficiali del World Social Forum.
Non ci saremo perchà© siamo convinti che la difesa delle organizzazioni che i lavoratori hanno creato per combattere contro lo sfruttamento capitalistico ਠin contraddizione con la politica della “società civile”, la quale dissolve i confini tra le classi sociali. Essa ਠin contraddizione, inoltre, con la politica di “dare un volto umano alla globalizzazione”, la quale, come sappiamo, non ਠun fenomeno naturale, ma piuttosto il prodotto del capitalismo globale. La “globalizzazione” per definizione necessita della distruzione dei nostri posti di lavoro e dei nostri diritti. La globalizzazione capitalistica ha distrutto le nazioni, la democrazia e la sovranità dei poveri. Non puಠessere umanizzata.
Noi, che affermiamo il bisogno di difendere i sindacati come strumenti della lotta dei lavoratori, neghiamo ogni legittimità e autorità delle ONG a parlare in nome degli sfruttati e degli oppressi. Non pretendiamo di essere i soli possessori della verità . Noi semplicemente avanziamo il nostro punto di vista, il quale ਠparte del processo democratico. Noi sottoponiamo rispettosamente questo punto di vista a tutti i nostri fratelli e sorelle di lotta.
Potete contare su di noi come militanti nella battaglia contro la guerra e lo sfruttamento; in difesa dei diritti sociali e del lavoro, contro la deregulation; in difesa dell´indipendenza e della democrazia dei sindacati! Potete contare su di noi nella lotta contro l´FTAA, e per il ritiro del Brasile dalle trattative per attuarlo. Potete contare su di noi per la preparazione dello Sciopero Generale per fermare la distruzione dei nostri diritti lavorativi e per infliggere una sconfitta al governo di FMI-FHC [Financial Holding Company].
Saluti Militanti
2 gennaio 2002
Fimatari, sindacato e titoli: Julio Turra, National Executive Committee, CUT trade union federation – Hà©lcia de Oliveira, Vice President, CUT-DF – Josenildo Vieira, Executive Committee, CUT-PE – Mauràcio Rosa, Executive Committee, CUT-SC – Mà´nica Giovanetti, Executive Committee, CUT-PR – Gardàªnia Baima, Executive Committee, CUT-CE – Walter Matos, Executive Committee, CUT-AM – Maràlia Penna, Executive Committee, CUT-SP – Luiz Gomes, Executive Committee, CUT-AL – Gilmar Gonà§alves, Executive Committee, CUT-MS – Cláudio Santana, Executive Committee, CONDSEF – Jesualdo Campos, Executive Committee, CONTEE – Cely Taffarel, Executive Committee, ANDES-SN – Roque Ferreira, Executive Committee, FNITST (ferroviários) – Jaqueline Albuquerque, Executive Committee, FENAJUFE – Joà£o Batista Gomes, Executive Committee, SINDSEP (municipais SP) – Luis Bicalho, Executive Committee, SINDSEP-DF (federais) – Verivaldo Mota, Executive Committee, Sindicato dos Vidreiros-SP – Nilton de Martins, Executive Committee, Sindicato dos Radialistas-SP – Roberto Luque, Executive Committee, SINTSEF-CE (federais)