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TU HAI PAURA DI CHE?

18. December 2004

Notiziario del Campo Antimperialista … 15 dicembre 2004

Notiziario del Campo Antimperialista … 15 dicembre 2004
itacampo@antiimperialista.org

* La settimana scorsa si e´ riunito a Vienna il Comitato Politico Internazionale del Campo Antimperialista. Oltre ad eleggere il nuovo portavoce internazionale, Willi Langthaler, la riunione ha approvato numerose risoluzioni che potete trovare sul nostro sito http://www.antiimperialista.org. Gia´ tradotta in italiano la risoluzione SULLA CRISI DEL MOVIMENTO CONTRO LA GLOBALIZZAZIONE: http://www.antiimpieralista.org/it/view.shtml?category=23&id=1102514273&keyword=+.

Queste alcune delle decisioni concrete adottate:

– Continuare la campagna di solidarieta´ con Jabbar al-Kubaisi, ledear dell´Alleana Patrottica Irachena, sequestrato il 3 settembre dagli americani e ufficialmente desaparecidos.
– Posticipare, a causa della controversa situazione venezuelana, il Campo antimperialista bolivariano.
– Una delegazione del Campo si rechera´ in Venezuela dal 20 al 30 gennaio 2005
– Intensificare gli sforzi per svolgere entro la fine di marzo 2005 una CONFERENZA INTERNAZIONALE DI SOSTEGNO ALLA RESISTENZA IRACHENA
– Una delegazione congiunta con l´Alleanza Patriottica Irachena sara´ al prossimo Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre
– Su invito dei compagni baschi una delegazione europea del Campo si rechera´ a Bilbao dal 29 marzo al 3 aprile 2005
– Dal 15 al 28 agosto una folta delegazione antimperialista unitaria si rechera´ in Palestina

* I Compagni statunitensi dello I.A.C. (International Action Center) hanno lanciato un appello per scendere in piazza nel terzo anniversario dell´aggressione angloamericana alla´Iraq (VEDI IL TESTO: http://www.antiimpieralista.org/en/view.shtml?category=9&id=1102460620&keyword=+)

Raccogliamo questo appello e organizziamo una grande manifestazione nazionale a Roma sabato 19 marzo!
FINIAMO LA GUERRA! CON IL POPOLO IRACHENO CHE RESISTE!
FUORI LE TRUPPE DALL´IRAQ!

Questo Notiziario contiene:

1. IL GULAG DI FALLUJA
2. TU HAI PAURA DI CHE? Di Umberto Galimberti
3. DAVVERO DOBBIAMO RINGRAZIARE GLI AMERICANI?
Lettera di un compagno
4. LA CASSAZIONE CONFERMA LE SCARCERAZIONI DI MORENO E MARIA GRAZIA
5. WILLIAM FREDIANI e ALESSIO PERONDI: ALLUNGATA ARBITRARIAMENTE LA CARCERAZIONE PREVENTIVA
6. GENOVA: FRAGOLE E SANGUE
7. LIBERTA´ PER PAOLO DORIGO!

1. IL GULAG DI FALLUJA

Nessuno deve sapere niente del massacro in corso a Falluja. Di ciಠche debbono subire i civili. Gli americani hanno costruito una muraglia di silenzio e omerta´. Alcune cose pero´ sappiamo. Che c´e´ stata una piccola Hiroshima. Che Falluja, visto che gli aggressori continuano a bombardarla (notizia di ieri, 14 dicembre), non e´ stata espugnata (anzi! secondo fonti indipendenti il 60% della citta´ e´ ancora in mano alla Resistenza). Che dunque, malgrado la schiacciante preponderanza di uomini e mezzi, nonostante la tecnica dello sterminio, migliaia di guerriglieri iracheni resistono e combattono, tenendo testa al più temibile e criminale esercito di tutti i tempi. Secondo l´I.O.M. (Organizzazione internazionale dei Migranti) 210mila cittadini di Falluja sono stati rinchiusi in campi di concentramento costretti ad indossare indumenti distintivi come fossero galeotti. Il Pentagono avrebbe deciso di schedarli uno ad uno attraverso test del DNA e tecniche biometriche (retina scans). I maschi civili arebbero arruolati a forza in battaglioni militarizzati e, a seconda delle loro attitudini, assegnati in veri e propri reggimenti di lavoro forzato.
Eppure i servili media italiani continuano a bollare i guerriglieri che combattono con armi leggere come “terroristi”, mentre chi sgancia dal cielo bombe da 500 tonnellate viene descritto come “liberatore” ed “esportatore di democrazia”. Questo ਠil mondo che propongono gli americani, un mondo rovesciato e allucinato, fondato sul capovolgimento di valori etico-morali universali. Noi siamo vicini coi cuori e con la mente ai combattenti di Falluja, a cui un giorno la storia riconsegnera´ il titolo che meritano: quello di eroi. E se la fiaccola Falluja non e´ spenta, la speranza del popolo iracheno e con essa quella dei popoli liberi del mondo continua a vivere. Gli occupanti sono impaludati. Sperano di uscire dal pantano con le annunciate elezioni del 30 gennaio. Politicamente parlando essi si giocano tutto, per questo hanno vitale bisogno che queste elezioni si svolgano, ad ogni costo. Esse sono l´ultimo alibi per giusitificare i loro crimini. Essi possono contare su una pletora di collaborazionisti, sul sostegno di praticamente tutti i paesi arabi e dello stesso Iran (che tenta di tenere buoni gli sciiti iracheni e avalla la normalizzazione illudendosi cosଠdi saziare gli appetiti americani), sull´appoggio della NATO e degli stessi paesi europei che hano detto no alla guerra ma che stanno dando una mano ad Allawi. In soccorso a Bush e´ giunta la stessa Chiesa cattolica, che ha recentemente preferito salire sul carro (armato) del momentaneo vincitore. Ebbene, se le elezioni, come ci auguriamo, saranno un fiasco, la Resistenza del popolo iracheno, che tutta chiama al boicottaggio, dopo avere guastato la festa agli occupanti, avra´ ottenuto una straordinaria vittoria politica. Che queste elezioni siano una farsa dovrebbe essere chiaro a chi abbia un minimo di onesta´. Mai era accaduto di svolgere elezioni in un paese in fiamme, con eserciti occupanti che dappertutto sono al contrattacco, con un governo provvisorio messo al potere dagli aggressori, mentre quasi 80mila iracheni sono prigionieri e circa 10mila sono desaparacidos, mentre ogni movimento che dica di sostenere la Resistenza a´ bandito e a tutti gli oppositori, anche disarmati, viene data la caccia e sono vittime degli squadroni della morte pilotati dall´ambasciatore USA Negroponte, mentre decine di migliaia di contractors, ovvero mercenari privati al soldo degli occupanti, scorrazzano per il paese seminando il terrore, mentre i mezzi di informazione sono embedded, ovvero imbavagliati. Il minimo che possa accadere e´ un colossale broglio elettorale. Non esistono infatti registri dei cittadini con diritto di voto. Le liste degli aventi diritto sono compilate partendo dall´anagrafe di chi poteva usufruire ai sussidi sotto l´Iraq di Saddam! A Bagdad si parla gia´ che chi andra´ a votare ricevera´ un compenso in dollari. Ne l´ONU, ne´ l´Unione Europea ne´ Russia e Cina hanno osato contrastare questa tragica farsa elettorale. Parliamo anzitutto dell´Europa per la quale il rispetto dei diritti umani si chiede a Cuba o alla Cina ma non all´Iraq di Allawi, che contesta i brogli elettorali in Ucraina, ma si guarda bene dal dire che le elezioni irachene sono la piu´ colossale e tragica pagliacciata degli ultimi decenni.
Boicottare queste elezioni e´ dunque un atto legittimo e sacrosanto, non solo dal punto di vista della Resistenza, dallo stesso punto di vista della democrazia di cui gli occupanti pretondono di essere custodi, mentre sono solo i becchini.

2. TU HAI PAURA DI CHE?

Volentieri pubblichiamo questa dichiarazione del filosofo Galimberti.

“Io non penso che noi occidentali abbiamo paura del terrorismo.
Quando vado in metropolitana vedo facce stanche, non impaurite. Quando vado sul treno vedo gente che dorme o che gioca al computer, non gente all´erta. Penso invece che noi occidentali abbiamo paura dei nostri privilegi, del tenore della nostra vita rispetto al resto del mondo, che inevitabilmente ci espone alla minaccia dei diseredati.
Abbiamo inoltre paura della nostra fragilità  antropologica, perchà© noi occidentali, essendo quella parte dell´umanità  che puಠvivere solo se tecnicamente assistita (luce, acqua, gas, mezzi di trasporto e di comunicazione), finisce con l´essere la parte più debole se uno di questi apparati improvvisamente si interrompe. Sapremmo infatti vivere senza luce nà© acqua potabile come da mesi capita alla popolazione dell´Iraq e da sempre ai dannati della Terra? Per il tenore di vita che abbiamo, ormai anche i nostri privilegi non sono più privilegi, ma condizioni essenziali per condurre la nostra vita nei modi in cui l´abbiamo impostata. Per difendere queste condizioni essenziali abbiamo costruito un arsenale bellico che non ha confronti nel mondo. Un arsenale che talvolta usiamo in modo aggressivo, talvolta in modo preventivo. In entrambi i casi con quell´arsenale abbiamo costruito una società  assediata, che con qualche esitazione esce dalle sue mura, mentre all´interno sviluppa quella leggera paranoia tipica di chi sospetta di fronte a un volto appena diverso dal proprio, di fronte a un individuo non inquadrato nelle abituali nostre consuetudini. Ciಠsviluppa quella corsa al privato e al chiuso delle nostre case, dove l´unica comunicazione con il mondo esterno avviene attraverso lo schermo televisivo, che non ci mette in comunicazione col mondo, ma con la sua descrizione che nessuno puಠandare a verificare. Naturalmente, come insegna la psicoanalisi, le paure che nascono dentro di noi vengono proiettate fuori di noi e solo cosଠvengono riconosciute, non come nostre paure, ma come reali minacce. A rendere più minaccioso il nemico si aggiunge il fatto che noi abbiamo sempre conosciuto il nemico come uno che vuol far salva la sua vita, mentre il nemico che oggi abbiamo davanti non la tiene in nessun conto. E siccome questa eventualità  non appartiene alla nostra concezione dell´uomo, l´assistervi quotidianamente ci spaventa.
Non abbiamo quindi paura tanto del terrorismo, quanto di quella divaricazione che abbiamo creato nell´umano tra il nostro modo di essere uomini, incapaci di vivere senza condizioni di privilegio divenute per noi condizioni di sussistenza, e il loro modo di esser uomini che ad essi fa preferire il suicidio alla qualità  della loro vita. Di questo abbiamo paura”.
Umberto Galimberti

3. DAVVERO DOBBIAMO RINGRAZIARE GLI AMERICANI?
Lettera di un compagno

In questo periodo particolarmente buio della storia, assistiamo a due considerazioni “parallele e convergenti”, per dirla alla Aldo Moro: anche se gli americani (intesi generalmente come statunitensi) sono a volte un po´ grossolani e certo non depositari del patrimonio culturale più raffinato, sono pur sempre quelli che hanno liberato l´Italia dal nazifascismo riportandovi la democrazia. Azione analoga avrebbero svolto, con forse qualche eccessiva durezza ereditata dalla cultura della “Frontiera”, in Europa ed anche, a ben guardare, ai quattro angoli del mondo.

Attualmente essi sono impegnati in Irak in una guerra per portarvi, appunto, la democrazia, e la loro azione resta meritoria anche se costellata di qualche eccesso (tortura di massa, città  intere rase al suolo ecc.).

Molto si potrebbe opinare su queste considerazioni, esposte continuamente nel teatrino televisivo, cosଠcome su praticamente tutti i media, da giornalisti e commentatori “politically correct”, ma si puಠlimitarsi a pochi fatti storicamente accertati:

-il peso del secondo conflitto mondiale in Europa fu sopportato, in modo incomparabile, dall´URSS: quando gli Alleati sbarcarono in Normandia (25 divisioni) nel giugno del 1944, l´esercito tedesco era già  molto indebolito, pur essendo ancora capace di tremendi colpi di coda. In ogni caso a fronteggiare le armate alleate nel nord della Francia c´erano 58 divisioni hitleriane, mentre sul fronte orientale i russi ne combattevano ben 326. Vale a dire che il peso e il sacrificio di gran lunga imparagonabile per vincere la seconda guerra mondiale in Europa furono sostenuti dall´Unione Sovietica (20 milioni di morti) e non dagli Stati Uniti.

– lo sbarco in Italia fu deciso con grande ritardo (10.7.43) quando l´URSS sosteneva da sola, sin dal giugno 1941, l´intera pressione della potente macchina bellica nazista, e solo quando la sconfitta dell´armata di Von Paulus a Stalingrado (gennaio ´43) incrinಠle speranze anglo-americane sul reciproco dissanguamento dell´Armata Rossa e dell´esercito hitleriano;

-le forze sbarcate in Italia furono assai modeste (16 divisioni, contro 9 italiane e 2 tedesche) e dettero vita a una guerra “stiracchiata”, con un fronte che impiegಠdue anni a risalire la Penisola. Solo quando l´armata di Tito si apprestಠa dilagare nelle pianure venete, e l´Armata Rossa era, in Austria (Vienna ਠliberata il 13 aprile), a poche centinaia di chilometri dai nostri confini, gli “Alleati” accelerarono l´avanzata aiutati, non poco, dalla Resistenza;

-nel frattempo, in Italia, come nel resto dell´Europa, gli anglo-americani proseguivano in veri e propri bombardamenti terroristici su obiettivi esclusivamente civili. Vedi la distruzione di tante città , alcune delle quali (come Treviso, 4.000 morti) di nessuna importanza militare. Del resto, a soli due mesi dalla fine della guerra, cosa spinse gli “alleati” a radere al suolo Dresda con 120, ma si parla, per il gran numero di sfollati che vi si erano rifugiati, 200.000 morti?

Ora come allora agli americani viene concesso ciಠche non verrebbe perdonato a nessuno: una guerra dichiarata con motivazioni che si sono dimostrate totalmente false insanguina da un anno e mezzo l´Irak e, per “stanare i terroristi”, viene distrutta una città  come Falluja facendo migliaia di morti civili. Nessuno critica, protesta, condanna. Le elezioni in Ucraina aprono tutti i telegiornali e le prime pagine dei quotidiani appoggiando all´unisono la “battaglia per la democrazia” degli “arancioni” contro il cattivo presidente filo-russo. Dall´Irak solo sommarie notizie sulle isolate gesta dei “terroristi”, e mai nessuna immagine sulle montagne di cadaveri fatti a pezzi dalle bombe portatrici di democrazia.

Siamo destinati a restare sempre in debito e succubi di un “liberatore” a cui non dobbiamo alcuna riconoscenza. Se all´Italia venne qualche vantaggio dalla “liberazione” americana esso venne indirettamente, e all´interno di un vasto disegno geopolitico degli USA che da allora iniziarono a disseminare di basi militari l´Italia e l´Europa, estendendo un dominio economico e culturale che sta dando frutti sempre più perversi.
Malanimo

4. LA CASSAZIONE CONFERMA LE SCARCERAZIONI DI MORENO E MARIA GRAZIA

Comunicato Stampa

“La bocciatura da parte della Cassazione del tentativo di rimettere in prigione due dei nostri esponenti, dopo quella del Tribunale del Riesame di Perugia, e´ una nuova lampante conferma che l´inchiesta culminata negli arresti del primo aprile ਠstata, prima ancora che una montatura giudiziaria, una sfrontata macchinazione politica orchestrata dagli organi di Polizia, in particolare Digos e ROS.
E´ crollata anzitutto la tesi risibile per cui Pasquinelli, Ardizzone e Monterverdi, in quanto avrebbero aiutato a stabilirsi in Italia un perseguitato politico turco, avrebbero fatto parte dell´organizzazione turca denominata DHKC-P (Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo). Cade anche l´insinuazione secondo cui i nostri tre compagni avrebbero agito all´insaputa del nostro Movimento, dato che essi hanno invece operato alla luce del sole e in base ad un principio che sta a fondamento del nostro fare politico: quello della solidarieta´ verso tutti i movimenti e i militanti che lottano per i diritti dei popoli oppressi, di quello turco in particolare.
La Cassazione ha altresi deciso che i due compagni turchi Avni e Zeynep debbano restare in carcere, nonostante l´aleatorieta´ delle accuse e le gravissime irregolarita´ commesse dagli organi inquirenti in fase istruttoria.
Cogliamo l´occasione per felicitarci coi nostri compagni che restano in liberta´ e possono dunque continuare con noi la battaglia per la verita´, mentre esprimiamo a piu´ vibrata protesta contro il mantenimento in stato di arresto dei due compagni turchi, decisione ingiusta e ingiustificata, che si spiega non solo con l´intento di mettere le stampelle ad un´inchiesta traballante, ma anche con il servilismo delle autorita´ italiane verso gli Stati Uniti, cioe´ verso il loro cane da guardia, il governo turco, il vero demiurgo di tutta questa operazione repressiva.
Liberta´ per Evni e Zeynep!
Solidarieta´ con la lotta del popolo turco!
No all´ingresso dellaTurchia nell´Unione Europea!

3/12/04, Campo Antimperialista Italia

5. WILLIAM FREDIANI e ALESSIO PERONDI: ALLUNGATA ARBITRARIAMENTE LA CARCERAZIONE PREVENTIVA

Il 6 dicembre, il Gip pisano Luca Salutini, accogliendo la richiesta del PM Antonio Di Bugno, ha formulato una nuova accusa di “Associazione con finalità  di eversione dell´ordine democratico” (art. 270 bis) nei confronti di William Frediani (militante del Campo Antimperialista e detenuto a Pisa), Alessio Perondi (detenuto a Torino), ma anche degli altri compagni coinvolti nell´inchiesta sulle “COR” e scarcerati nelle settimane scorse.
La data non ਠcasuale. Proprio oggi, sulla base dei termini (6 mesi) della carcerazione preventiva prevista per il reato precedentemente contestato (“associazione a delinquere”, art. 416 c.2 c.p.) Alessio Perondi sarebbe finalmente uscito dal carcere.
Con la nuova imputazione questo termine sale a 12 mesi.
E´ da notare che agli imputati non ਠstato contestato alcun fatto nuovo che non fosse già  contenuto nelle precedenti ordinanze di arresto.
Si tratta dunque di un atto del tutto arbitrario, di una decisione politica, cui probabilmente non sono estranee le pressioni provenienti dagli ambienti governativi romani. Non dobbiamo infatti dimenticarci della relazione semestrale dei servizi segreti che a fine luglio dipingeva le COR come il nemico pubblico numero uno, nà© le dichiarazioni del ministro Pisanu sulla stessa lunghezza d´onda.
Con questo atto l´inchiesta passa alla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura di Firenze, che da alcuni anni ha la competenza sui cosiddetti “reati di eversione e terrorismo”.
Siamo chiaramente di fronte ad un´azione giudiziaria da regime di polizia. Siamo allo stravolgimento di ogni norma e di ogni logica del diritto. Ciಠche conta ਠtenere gli indiziati in carcere.
Nei confronti di Alessio Perondi, affetto da una seria malattia, c´à¨ anche un accanimento dell´amministrazione penitenziaria che prima lo ha portato dal carcere di Pisa, dove c´à¨ un centro clinico serio, a quello di Prato che invece ne ਠsprovvisto, e poi – vista l´insostenibilità  della situazione – da Prato al carcere di Torino dove la sua situazione di salute ਠdecisamente peggiorata e dove, tanto per dare un´idea, si trova attualmente in una cella in cui addirittura piove. Nei confronti di William Frediani, militante del Campo Antimperialista, ਠin atto una precisa campagna mediatica, nella quale si distingue il quotidiano “La Nazione”, tesa ad accreditarlo come capo ed ideologo delle COR, senza il benchà© minimo riscontro ed appiglio concreto.
Ancora una volta, governo, polizia, magistrati e stampa lavorano di concerto per costruire il mostro da sbattere, oltre che in cella, anche in prima pagina per avvalorare i teoremi sgangherati delle procure.
A William (La Nazione Pisa del 7 dicembre) viene contestata, quasi fosse una prova a giustificazione della nuova imputazione, la seguente frase: “Occorre affermare chiaramente che i popoli che resistono, in particolare quello iracheno e palestinese, non sono …‘terroristi´, ma uomini e donne gloriosi in lotta per il fondamento della libertà : l´autodeterminazione”.
A questo sta arrivando il nuovo diritto imperiale fondato sul pensiero unico filoamericano che si identifica nella “guerra di civiltà ” scatenata da Bush: chi dice la verità  puಠfinire in carcere.
Anche per questo occorre mobilitarsi da subito.
Libertà  per William ed Alessio!

7 dicembre 2004

6. GENOVA: FRAGOLE E SANGUE

Dopo tre mesi di udienze il Gup Daniela Faraggi ha emesso la sua ordinanza sulla richiesta di rinvio a giudizio di 28 tra dirigenti funzionari e agenti di pubblica sicurezza, indagati per reati che vanno dalle lesioni al falso, al falso ideologico e alla calunnia. Il giudice ha accolto in toto le richieste dei sostituti procuratori Enrico Zucca e Franco Albini Cardona rinviando a giudizio per il prossimo 6 aprile tutti i 28 indagati. Tutto nasce durante il G8 di Genova del 20 e 21 luglio 2001. La sera del 21 un reparto di polizia composto da oltre 200 agenti e al comando di Gratteri e Luperi accerchia la scuola Diaz in cui alloggiava qualche centinaio di manifestanti convenuti a Genova per protestare contro il G8. L`irruzione venne motivata dal fatto che “erano stati lanciati degli oggetti contro la polizia”. Gli agenti fecero irruzione e 93 manifestanti, oltre ad essere arrestati, dovettero ricorrere alle cure mediche. A posteriori si disse che uno degli agenti era stato accoltellato durante l`irruzione, ma successivamente le varie perizie dimostrarono l`impossibilità  del fatto. Ancora dopo furono esibite due bottiglie molotov di cui si disse che erano state rinvenute “all`interno della scuola”. Si stabilଠpoi che le due molotov erano state rinvenute il pomeriggio in un`altra zona di Genova e successivamente erano state portate all`interno della scuola da alcuni degli
indagati. Tra i rinviati a giudizio figura anche il capo della Digos genovese Spartaco Mortola, che ਠstato chiamato a testimoniare dall´accusa nell´altro processo sui fatti di Genova, quello che si ਠaperto lo scorso due dicembre a Cosenza.

7. LIBERTA´ PER PAOLO DORIGO!

Continua da ben 70 giorni, dopo una breve interruzione, lo sciopero della fame di Paolo Dorigo, il militante comunista accusato da un pentito di aver lanciato una molotov contro il cancello della base NATO di Aviano nel 1994. Condannato all`inaudita pena di 13 anni, Paolo ਠora in condizioni gravissime. Ricordiamo che la Corte di Giustizia europea ha invitato quella italiana a rifare il processo a Paolo, in quanto viziato da gravissime irregolarita´ .
Ammesso e non concesso che il pentito dica il vero (ma questo pentito ha sempre rifiutato un confronto) e´ inaudito che per aver lievemente danneggiato un cancello si prendano 13 anni di galera! Questo mentre i piloti Americani responsabili della strage del Cermis, colpevoli di aver ucciso 20 Italiani, non abbiano fatto neanche un giorno di prigione (col bebeplacito del governo D´Alema in quei tempi impegnato a bombardare la Iugoslavia).
Ricordiamo che la commissione di inchiesta parlamentare, riguardo la strage, raccolse testimonianze agghiaccianti che confermavano quanto i magistrati di Trento rilevarono fin dall`inizio: i piloti americani giocavano, scommettevano, festeggiavano a boccali di birra le loro bravate sul territorio italiano, inoltre appena atterrati hanno cancellato le prove dei loro crimini. Chiaramente i cosiddetti “piloti” sono stati coperti dai silenzi delle autorità  militari americane e dalla connivenza di quelle italiane.
Nel paese della sudditanza agli USA ਠpiù prezioso un cancello della NATO piuttosto che la vita di 20 Italiani innocenti.

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