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NOI VOTIAMO IL 18 MARZO!

3. March 2006

Notiziario del Campo Antimperialista … 1 marzo 2006
1. CHE SCHIFO! Berlusconi in America
2. VIA I TABU’! Riguardo al 18 marzo
3. RIFONDAZIONE SOTTO SCOPA….
4. DILIBERTO PURE…
5. BELGIO: CONDANNATI ALTRI COMPAGNI DEL DHKC
1. CHE SCHIFO!
Berlusconi in America

“Per la mia generazione gli Stati
Uniti rappresentano il faro della libertà  e del progresso
economico. E sarಠsempre grato agli Stati Uniti di avere salvato
il mio paese dal fascismo e dal nazismo a costo di tante vite
americane. Inoltre sono grato agli Usa di aver difeso l’Europa dalla
minaccia sovietica negli anni della guerra fredda. E sarಠsempre
grato agli Usa di avere aiutato il mio Paese a raggiungere la
prosperità  dopo la guerra. Grazie per il piano Marshall. E
sarಠsempre grato agli Usa per l’alto prezzo di vite umane che
continuano a pagare per garantire la nostra sicurezza nella lotta
contro il terrorismo in tutto il mondo. E non mi stancherಠmai
di ripetere che quando vedo la vostra bandiera non vedo solo la
bandiera di un grande paese, ma vedo soprattutto un simbolo universale
di libertà  e di democrazia”.
Queste sono le parole pronunciate da Berlusconi davanti al
Congresso USA. APPLAUSI A SCENA DA PARTE DI REPUBBLICANI E DEMOCRATICI.
L’italeitta delle banane non poteva essere meglio raffigurata.
Mai un primo ministro italiano aveva fatto un discorso tanto retorico e
servile I cittadini italiani con un briciolo di dignita’ si
sentono offesi, vilipesi, umiliati. I capi del centro-sinistra hanno
detto che si e’ trattato di uno spot elettorale. E’ molto
di piu’, ‘ un programma, il distillatro della visione
(americanista) del mondo. Ma i capi del centrosinistra non
possono dirlo, la buttano sullo spot poiche’ delle frasi di
Berlusconi sottoscrivono parola per parola. E’ anche loro quella
visione del mondo. Essi solo la declinano in un modo meno cialtronesco,
politicamente piu’ corretto. Americanismo bipartian. Nel pantano
preelettorale in cui si fa fatica a capire cosa separi davvero i due
schieramenti, Berlusconi, rompendo gli indugi, ha calato il carico da
undici, vestendo i panni dell’alfiere intransigente degli USA.
Sapeva infatti che i suoi avversari non avrebbero contestato la
sostanza del suo discorso.
In questo desolante panorama l’antiamericanismo non e’ solo
una necessita’, e’ un dovere. Chiunque odi la guerra, a
prepotenza, l’arroganza, la cafonaggine, anche se non lo ammette
per pudore o per paura e’, nel suo animo piu’ profondo,
antiamericanista. Lo e’ come lo furono gli indiani nativi
sterminati dalla nascente democrazia americana; come lo furono i neri
schiavizzati e segregati; come lo fuorno gli operai anarchici e i
socialisti del cui sangue si nutri la bestia; come lo furono Malcom X e
le pantere nere; come lo sono tutti i popoli ribelli del mondo.
Noi ci sentiamo vicini a tutti coloro che nei secoli, col loro
sacrificio, hanno nutrto questo Moloch imperialista. Come oggi giorno
ci sentiamo vicini a tutte le RESISTENZE. Ci sono diversi futuri
possibili, quello piu’ orrendo, il primo verso il quale proviamo
il disprezzo piu’ smisurato e’ un mondo americanizzato.
Preferite forse vivere in una repubblica islamica? Signori! Non sono le
armate islamiche che terrorizzano i popoli, che aggrediscono le
nazioni, che tengono la civilta’ appesa al nodo scorsoio della
metastasi del turbocapitalismo. Che puntano una pistola alla tempia
dell’ecosistema col loro modello di sviluppo dissennato e
genocida. Fino a quando gli Stati Uniti saranno la unica superpotenza,
fino a quando essi pretenderanno come banditi di dettare legge,
quest’America non puo’ che essere il nemico principale. E
in quanto tale va combattuto. Ma cos’e’ questa storia?
Ancora credete alla idea antiquata del nemico principale? Si, come ci
credono tutti quei popoli in lotta per la loro emancipazione e che si
trovano alle prese con le armate imperiali a stelle e striscie,
loro Quisling e i loro Ascari.
Se gli USA sono il vero pilastro dell’ordine imperialistico
mondiale. Chi e’ contro la pax americana non puo’ che
battersi per sfasciare questo pilastro. Il cui crollo soltanto
aprirebbe nuovi orizzonti alla civilta’mondiale. A chi si
gingilla con capziosi discorsetti sul caos che verrebbe dopo questo
crollo, rispondiamo con le parole di Guy Debord: “Il futuro
spetta a chi, pur senza amarlo, saprà  creare disordine,
poich੠ਠda esso che sorgerà  un ordine
nuovo”.

2. VIA I TABU’!
Riguardo al prossimo 18 marzo

Ci e’ stato chesto da piu’ parti come mai I COMITATI IRAQ
LIBERO abbiano annunciato, in occasione della manifestazione del 18
marzo prossimo, di compiere un gesto , fermandosi a
P.zza Venezia invece di confluire con tutti gli altri a P.zza Navona.
Abbiamo risposto che questo e’ necessario per dare la parola alla
Resistenza irachena, ovvero ad uno dei suoi esponenti di peso: Jabbar
al-Kubaisi. Non sono I COMITATI IRAQ LIBERO a porre veti e
rifiutare la massima unita’. Sono alcuni che pretendono di
rappresentare il movimento per la pace. Se il costo
dell’unita’ e’ quello di accettare il ricatto dei
partiti del centrosinistra (che alle porte delle elezioni non
vogliono ne’ una grande manifestazione contro la guerra ne’
tantomeno una manifestazione che esprima la sua solidatieta’ alla
Resistenza irachena e al popolo di Palestina), noi non possiamo
accettarlo. Siamo dunque per necessita’, non
per nostra scelta. In una manifestazione che ricorda il terzo
anniversario dell’aggressione all’Iraq il minimo che si
possa fare e’ dare la parola a chi sta resistendo contro quella
aggressione. Noi non esageriamo le nostre forze. Non vogliamo tuttavia
essere compartecipi della trasformazione della manifestazione del 18
marzo in una stanca e innocua liturgia pacifista. Se il Comitato
promotore vuole, puo’ far parlare Kubaisi, ovviamente assieme ad
altri esponenti, a P.zza Navona. Purtroppo all’incontro
preparatorio di Firenze ci e’ stato risposto, tranne alcune
eccezioni, con un secco no. Ove coloro che ci hanno risposto picche
fossero disposti a non soccombere ai ricatti del ceto politico del
centro sinistra; ove cioe’ si decidessero a svolgere una
manifestazione seria (facendo cadere il tabu’ per cui la
Resistenza non e’ terrorismo), saremo ben lieti di non fermarci a
P.zza Venezia e di ascoltare la voce della Resistenza a P.zza Navona.
Nel frattempo ci rivolgiamo non solo agli antimperialisti ma a tutti i
compagni, a tutti coloro che vogliono continuare a manifestare contro
la guerra, di partecipare massicciamante al corteo del 18. Tutti
dobbiamo lavorare, anzitutto, affinche’ sia un grande successo.
E’ in questa cornice di impegno unitario, non contro, che si
vuole infine offrire a tutti la possibilita’ di ascoltare una
voce del popolo iracheno che resiste.

3. RIFONDAZIONE SOTTO SCOPA….

“E’ una vergogna per l’Italia e per i
palestinesi che il Prc candidi AlଠRashid”, ha tuonato
minaccioso l’ambasciatore israeliano Ehud Gol. E’
l’ennesima intrusione sionista nella vita politica italiana,
intrusione che cihissa’ perche’, a sinistra, fa incazzare
meno di quelle clericali cattoliche. Queste parole hanno fatto
infuriare l’inFausto che ha affermato: “E’ una vergognosa
aggressione!”
Che ipocrita! Il linciaggio di Marco Ferrando non era forse anche
quello un’aggressione? E perche’ la direzione del partito
invece di difendere un suo candidato l’ha mollato abbassando la
guardia, anzi spalancando tutte le porte al partito sionista
trasversale? MA E’ CHIARO: PERCHE’ FERRANDO, A DIFFERENZA
del mansueto AlଠRashid, avrebbe dato filo da torcere al PRC
penosamente allineato nell’eventuale governo di centrosinistra.
Due pesi e due misure dunque, com’e nello stile inglese di
Bertinotti, che non vuole tra i piedi persone che possano tenergli
testa. Tanto piu’ in vista dei suoi futuri salti mortali.

4. DILIBERTO PURE…

Nuove grane per i Comunisti Italiani dopo la manifestazione del 18
febbraio. Non sono bastati i mea culpa pronunciati da Diliberto. La
potente e sfacciata lobby sionista, ha preso per bersaglio il suo
partito, con l’obbiettivo di ammansirlo o quantomeno di fargli
pagare un alto prezzo per le sue posizioni “troppo”
filopalestinesi.
Citiamo da agenzia: “L’Associazione Vittime del Terrorismo
ha infatti deciso di sporgere una denuncia formale nei confronti di
Oliviero Diliberto e di Marco Rizzo in relazione all’esposizione
di striscioni inneggianti al terrorismo iracheno durante la
manifestazione indetta sabato scorso a Roma dal Partito dei Comunisti
Italiani a sostegno della causa palestinese. La denuncia, presentata
ieri dal presidente delle Forze Cristiane per le Vittime del Terrorismo
Bruno Berardi e dai due legali Luciano e Annunziato Randazzo fa anche
accenno ai ripetuti ed ossessivi slogan con cui i 19 caduti di
Nassiryia sono stati ricordati non certamente come martiri del
terrorismo omicida ma come degni depositari di un interesse
imperialistico e colonialistico e come tali giusti obiettivi del
terrorismo…”
Invece di tenere la schiena diritta, anche in questa occasione il PdCI
ha capitolato. Sentiamo quanto ha fulmineamente affermato Jacopo Venier: “Come
comunisti e uomini di pace abbiamo provato un dolore immenso di fronte
ai morti italiani a Nassiriah e sentiamo la grande
responsabilità  di non essere riusciti, fermando la guerra, a
salvare le loro vite. Ogni giorno cresce il macabro bilancio di vite
buttate in una guerra illegale, di ragazzi caduti al fronte per ordine
di Governi bugiardi. Nella morte anche i marines USA portati a casa nei
sacchi neri sono fratelli delle decine di migliaia di iracheni uccisi,
bruciati, torturati in nome della democrazia e dei diritti umani.”
Come le bestie carnivore che si accaniscono sulla preda ferita sono
entrati in campo i radicali (l’avanguardia del fronte sionista e
americanista in Italia). Siccome Diliberto ha annunciato di querelare
il portavoce della comunita’ sionista milanese Yasha Reibman,
Daniele Capezzone, l’indegerrimo paladino di Israele ha intimato
a Diliberto di ritirare la querela sporta e di chiedere scusa al
sionista milanese. Questa volta Jacopo Venier ha tenuto la schiena
diritta: “Non accettiamo critiche da una forza che ha sostenuto
le posizioni più oltranziste del governo Sharon”.

5. BELGIO: CONDANNATI ALTRI COMPAGNI DEL DHKC

Martedi scorso il tribunale di Bruges ha processato 11 compagni e
compagne del Fronte Rivoluzionario del Popolo di Turhia (DHKC). Solo
quattro sono stati assolti. Tutti gli alatri condannati a pene da 4 a 6
anni di galera. Tra loro il dirigente Dursun Katatas e Bahar, che tutti
gli antimperialisti italiani hanno conosciuto a causa della sua
infaticabile attivita’ di controinformazione sulla lotta popolare
e rivoluzionaria in Turchia.
La sentenza e’ gravissima perche’, dopo l’inchiesta
italiana del 1 aprile ai danni del Campo, e’ la seconda in Europa
che usa il dispositivo infame di “appartenenza ad associazine
terroristica internazionale”.
In attesa di informazioni piu’ dettagliate esprimiamo la piena solidarieta’ ai compagni turchi.

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