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Governo sbilanciato a sinistra? NON SCHERZIAMO PER FAVORE

22. May 2006

In risposta a Piero Ostellino

Il 17 maggio, giorno del
giuramento dei ministri del nuovo governo Prodi, il Manifesto ਠuscito con il titolo surreale “Facci sognare”,
stampato a grandi lettere sul faccione del nuovo premier.

 

Presto i fatti si incaricheranno
di dare forma e sostanza a “sogni” tanto innocenti quanto fondati.

 

Se convincere i sognatori
abitudinari ਠimpresa ardua, pensare di farlo con i venditori professionali di
sogni ਠimpresa impossibile.

 

Ci accontenteremmo in realtà  di
molto meno: che si guardasse ai fatti, solo ed esclusivamente ai fatti,
liberandoci dalla droga del “meno peggio” che a volte ottunde anche le migliori
intelligenze, quasi sempre giustifica le peggiori porcherie, sempre prepara il
peggio.

 

 

 

Berlusconi non ਠpiù al governo,
ha consegnato il ridicolo campanellino delle adunanze governative al suo
successore, il tutto in un clima di massima continuità  politica a dispetto di
una campagna elettorale dagli ingannevoli toni infuocati.

 

Cerchiamo dunque di stare ai
fatti.

 

Ad oggi il fatto più rilevante à¨
la composizione della compagine governativa (“squadra” si usa dire da qualche
tempo, mutuando il linguaggio sportivo pur in un momento assai poco felice per
lo sport nazionale).

 

Vediamo allora la “squadra”,
guardiamo come si ਠformata, esaminiamo i volti più rappresentativi, valutiamo
gli equilibri di forza tra le varie componenti della coalizione.

 

 

 

Benchà© annunciato da tantissimo
tempo, il governo Prodi ਠnato come risultante di feroci lotte di potere
consumatesi nelle ultime settimane dentro l’Unione. Cosଠਠstato anche per
l’attribuzione della cariche istituzionali (dalle presidenze di Camera e Senato
alla presidenza della Repubblica).

 

In linea generale niente di
strano, perlomeno niente di nuovo. Ma la novità  assoluta sta nel fatto che
ormai queste lotte sono sostanzialmente sganciate da qualsiasi strategia
politica. I partiti e le stesse correnti interne contano sempre meno, le
singole personalità  e le rispettive cordate di potere contano sempre di più. E’
questo un sintomo inconfondibile dell’americanizzazione della politica, del suo
degrado a mera amministrazione del presente. Di più, ਠun sintomo della morte
della democrazia, della sua riduzione a rito elettorale interno ad un unico
regime a difesa delle classi dominanti.

 

In ogni caso questa lotta senza
quartiere per le poltrone – alcune delle quali sono state appositamente
moltiplicate per soddisfare tutti gli appetiti, raggiungendo cosଠun totale di
99 incarichi governativi (14 in più del Berlusconi 2001!) tra ministri,
viceministri e sottosegretari – la dice lunga sulla qualità  di un ceto politico
che farebbe certamente invidia ai famosi “forchettoni” di democristiana
memoria.

 

 

 

Indubbiamente un governo si
caratterizza per i nomi dei suoi principali esponenti. Nel governo Prodi, un
democristiano di lungo corso che ha applicato Maastricht in Italia prima di
diventare il capo dell’Europa, questi nomi rappresentano una carta d’identità 
inequivocabile.

 

Al ministero degli esteri Massimo
D’Alema, il bombardatore della Jugoslavia che celebrಠa Washington il
cinquantesimo anniversario della Nato che ne decretಠformalmente il carattere
offensivo ed imperiale. Al ministero degli interni Giuliano Amato, il delfino
di Craxi demolitore dello stato sociale, tagliatore delle pensioni,
co-estensore della costituzione europea e primo ministro all’epoca delle
violenze poliziesche di Napoli (marzo 2001). Al superministero dell’economia
Padoa Schioppa, l’uomo delle banche e della grande finanza a garanzia dei
grandi elettori dell’Unione. E potremmo continuare con il privatizzatore
Bersani, la guerrafondaia Bonino, l’amerikano d’oltre-Tevere Rutelli. Di fronte
a costoro il ministero della Giustizia al ras di Ceppaloni, Clemente Mastella,
ed il posto di sottosegretario guadagnato sul campo (45mila voti) dal leghista
(Lega Lombarda) Elidio De Paoli sono soltanto note di colore che contribuiscono
a completare il quadro.

 

Sugli equilibri politici
raggiunti nella coalizione se ne sentono di tutti i colori. Secondo Piero
Ostellino, editorialista del Corriere
della Sera, il governo Prodi sarebbe addirittura “più di sinistra che di
centro”. Analoghe corbellerie sono venute ovviamente dal centrodestra.

 

Se stiamo ai fatti la realtà  à¨ di
tutt’altro segno. Le forze che dovrebbero dare vita al futuro Partito
Democratico ottengono il 76% dei ministri pur avendo soltanto il 60% dei voti
della coalizione. I Ds ne hanno 9, la Margherita (sempre sovrarappresentata) 7,
ma 3 se li ਠriservati Prodi. Il totale ਠdi 19 su 25. Una bulimia cosà¬
accentuata del (costruendo) partito di maggioranza relativa non ha precedenti
nella storia repubblicana. La Dc, benchà© più solida e più forte elettoralmente,
si guardava bene di arrivare a tanto.

 

La cosiddetta “sinistra
alternativa” (Prc, Pdci, Verdi) con oltre il 20% dei voti della coalizione ha
solo 3 ministri (12%). E, cosa ancora più importante, questi 3 ministeri sono
di scarsissimo peso. Emblematico il caso del Prc, che con il 6% dei voti ha un
solo ministro, per giunta dimezzato. Infatti, cosa sia esattamente il ministero
della “Solidarietà  sociale” nessuno ancora lo sa, ma cosଠvanno le cose dalle
parti dell’Unione.

 

Ma se i volti dei ministri sono
assai significativi, altrettanto lo sono le esclusioni. Una per tutte, quella
di Alberto Asor Rosa, uno dei più importanti intellettuali del paese.
Interessante non ਠl’esclusione, ma il motivo che l’ha determinata: l’attacco
della lobby sionista, delle comunità  ebraiche che hanno gridato
all'”antisemita”, epiteto ormai assicurato a chiunque non voglia chiudere gli
occhi sull’oppressione del popolo palestinese. La cosiddetta “sinistra
alternativa” ha ingoiato anche questo senza batter ciglio. Via Asor Rosa,
dentro un altro….

 

 

 

I fatti sono questi, insieme ad
una frasetta rivelatrice pronunciata da Prodi al Senato. Alla destra che lo
contestava sull’Iraq, Prodi ha risposto: “Vorrei capire la differenza fra
ciಠche dico e quello che diceva il precedente Governo con il ritiro entro la
fine del 2006”.

 

Già , vorrebbero capirlo in tanti.
E se il buongiorno si vede dal mattino forse anche qualche sognatore dovrà 
ristabilire un qualche contatto con la realtà .

 

 

 

 

 

19 maggio 2006

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