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“Spero che l’America si ritiri prima di crollare”

29. July 2006

di Aparisim Ghosh/Baghdad
TIME, 24 luglio 2006
Tramite domande e risposte scritte trasmesse da intermediari di fiducia in Iraq, TIME ha realizzato la prima intervista mai rilasciata a un media occidentale con Izzat al-Duri, ex luogotenente di Saddam Hussein, e il membro di più alto rango del regime ba’athista ancora in libertà . Oggi, al-Duri ਠil latitante iracheno più ricercato dall’America, e una figura influente nella rivolta in Iraq.

TIME: Il partito Ba’ath ha ancora un ruolo nella politica irachena?

Izzat al-Duri: Se lei intende nell’attuale processo politico, il partito Ba’ath lo rifiuta, perch੠ਠstato creato dalla forza occupante ed ਠal suo servizio, ed ਠdistruttivo per il nostro paese. Il ruolo politico del Ba’ath nella lotta [contro l’occupazione dell’Iraq] ਠquello di mobilitare e mettere insieme le energie del popolo per la lotta per cacciare l’occupazione e liberare il nostro paese.

TIME: Spera di tornare a Baghdad come un uomo libero?

Al-Duri: Ho grande speranza e una fiducia suprema che, attraverso l’azione di Dio, e del potente popolo iracheno e dei suoi eroici combattenti, tornerಠa Baghdad alla sua liberazione dalla morsa dell’occupazione.

TIME: Quanto ਠsolida l’infrastruttura del partito Ba’ath, e che influenza ha lei su di essa?

Al-Duri: Il partito Ba’ath ha subito una riorganizzazione interna, ristrutturando la sua base e la sua leadership sulla base di principi orientati verso la lotta, patriottici, di ispirazione religiosa, e nazionalisti. Adesso ha una identità  rivoluzionaria, orientata verso la lotta e si ਠscrollato di dosso la polvere del passato. Io esercito su di esso una influenza costante perchà© rimanga puro, patriottico, e dedicato alla lotta.

TIME: Qual ਠla sua opinione sul nuovo governo iracheno? In questo governo c’ਠqualche persona di cui si fida?

Al-Duri: Sà¬. Rispetto tutti gli individui che non sono stati contaminati da crimini contro il Ba’ath e il popolo iracheno, che siano all’interno del processo politico o al di fuori di esso. Io rispetto anche alcuni all’interno del governo— e non sono pochi — la cui intenzione à¨, come dicono, quella di ridurre il danno fatto dall’occupazione ai cittadini e di alleviare le loro sofferenze, o di portare avanti la lotta per la liberazione dell’Iraq dall’interno del processo politico, anche se questa ਠuna forma di pia illusione. Il consiglio che do loro ਠdi boicottare il processo politico, perchà© loro e gli agenti, traditori, e spie che sono assieme a loro sono incapaci di offrire qualsiasi cosa al popolo mentre continua l’occupazione.

TIME: Abbiamo sentito dire che ci sono un certo numero di tentativi di negoziati fra alcune organizzazioni ba’athiste e gli Stati Uniti. Questi negoziati vengono portati avanti con la sua approvazione? In questo caso, che progressi sono stati fatti? In caso contrario, sulla base di quali condizioni potrebbero aver luogo dei negoziati, che siano con gli Stati Uniti o con il governo iracheno?

Al-Duri: La posizione del Ba’ath sui negoziati, specialmente con le parti americana e [britannica], ਠchiara. Essa si fonda su principi che non possono essere influenzati o compromessi da nessun singolo o partito. Essi sono:
1. Riconoscimento della resistenza in tutte le sue forme — islamica, patriottica, e nazionalista — qualsiasi gruppo il cui obiettivo sia liberare l’Iraq dalle forze dell’invasione
2. Un annuncio del ritiro delle forze Usa, senza limitazioni o condizioni
3. Cessazione completa dei raid, delle retate, e delle operazioni che comportano uccisioni e distruzioni.
4. Liberazione di tutti coloro che sono privati della libertà , detenuti, e prigionieri
5. Ripristino del [vecchio] esercito e delle forze di sicurezza nazionali

Non ci sono stati negoziati con gli americani, solo tentativi della parte americana di prendere contatti con il partito Ba’ath, e di negoziare con esso al fine di attirarlo dentro il gioco politico. Tentativi simili si sono verificati con altri partiti contrari all’occupazione. Non ci sarà  nessun dialogo — con nessuna parte — che non sia sulla base di questi principi. Qualunque parte che non si attenga a questi principi cadrà  nella palude del gioco politico e in quella dell’alto tradimento. Il Ba’ath ਠpronto a negoziare con gli americani sulla base di questi principi in qualunque momento essi scelgano.

TIME: Qual ਠla sua opinione su Abu Musab al-Zarqawi? Sa lavorando per l’Iraq o contro? [La domanda era stata inviata in marzo, tre mesi prima della morte di al-Zarqawi]

Al-Duri: I condivido con Abu Musab al-Zarqawi il suo convincimento nella fede e nell’unità  di Dio, ma mi differenzio da lui fondamentalmente nello stile, nel metodo, e nel percorso attraverso il quale egli esprime la sua fede. La nostra religione ਠla religione della sottomissione a Dio, e della pace, della sicurezza, della salvezza, della libertà , dell’auto liberazione, della verità , della giustizia, del progresso e della coesistenza. Coloro che sono recalcitranti o prendono le armi e ostacolano il percorso civilizzatore e umano dell’Islam — come stanno facendo l’amministrazione americana, i suoi agenti, accoliti, e spie — il Corano ci ordina di combatterli. Secondo la nostra fede, noi combattiamo solo le forze di occupazione e i loro agenti traditori apostati che ci combattono. Io nutro grande rispetto e apprezzamento per Abu Musab al-Zarqawi, e mi rallegro del suo coraggio, della forza della sua fede, e dei sacrifici dei suoi combattenti, [ma] mi appello a lui e ai suoi combattenti perchà© indirizzino la loro lotta jihadista contro il nemico che ha invaso la terra dell’ ‘arabità ‘ e dell’Islam. Che nessuno di noi si faccia trascinare nel gioco del nemico occupante di infiammare un settarismo confessionale odioso. Affermo inoltre che qualsiasi cosa che esponga i cittadini e i loro beni [a un danno] servirà  inevitabilmente l’occupazione.

TIME: Alcuni dei gruppi jihadisti attivi adesso in Iraq sostengono di stare applicando il modello dei Taliban di uno stato islamico. Un tale esito sarebbe accettabile per lei?

Al-Duri: Il popolo iracheno non sarà  mai governato dal settarismo confessionale o da coloro che lo professano. Chi governa l’Iraq, con tutti i suoi elementi diversificati, con tutti i suoi gruppi nazionali e le sue confessioni, deve farlo sulla base della libertà , della democrazia, e dei diritti umani che la nostra nobile religione garantisce.

TIME: L’Iraq possedeva armi di distruzione di massa? Se non le possedeva, perchà© il governo di Saddam Hussein non l’ha chiarito?

Al-Duri: Questa storia sul fatto che l’Iraq possedeva armi di distruzione di massa ਠuna menzogna dell’Amministrazione americana e dei suoi servizi di intelligence, che essi hanno propinato agli americani e al mondo con l’obiettivo di occupare l’Iraq.

TIME: Perchà© l’esercito iracheno non ha combattuto molto contro le forze della coalizione guidate dagli Usa?

Al-Duri: Dopo il suo ingresso in Kuwait, l’esercito iracheno era stato privato totalmente della sua forza; l’amministrazione americana e i suoi alleati hanno fatto tutto il possibile per danneggiarlo e distruggere la sua struttura. Da lଠin avanti, esso ਠstato per 14 anni sotto rigide sanzioni imposte dalle Nazioni Unite. [All’inizio della guerra] esso si ਠtrovato a far fronte a bombardamenti aerei da parte delle due maggiori potenze mondiali appoggiate da tutte le forze del male del mondo. Se non fosse stato per alcuni errori strategici e tattici, la prestazione dell’esercito sarebbe stata migliore di quanto in effetti non sia stata. E’ stato uno dei più grandi errori della leadership irachena accettare un impegno formale fino alla fine, nonostante l’incredibile disparità  di forze. Se la leadership avesse usato con parsimonia la forza e i mezzi dell’esercito finchà© non si fosse aperta la seconda fase, l’Iraq sarebbe stato liberato e l’occupazione sarebbe finita molto prima di oggi.

E’ l’esercito iracheno che oggi ha la responsabilità  della pianificazione e della supervisione di oltre il 95% delle operazioni della resistenza patriottica contro l’occupazione.

TIME: Che cosa pensa del processo a Saddam Hussein? Quale ritiene che sarà  il suo esito?

Al-Duri: Il processo al presidente Saddam Hussein e ai suoi compagni ਠuna farsa. L’esito sarà  quello che l’America vuole che sia, non quello richiesto dalla legge e dalla magistratura, e non quello voluto dal governo iracheno di agenti e spie.

TIME: Lei si aspetta un ritiro completo delle forze americane dall’Iraq nel prossimo futuro?

Al-Duri: Io non lavoro per un ritiro convenzionale dell’America dall’Iraq ma piuttosto per la vittoria della resistenza — il ritiro forzato dell’America dall’Iraq. La mia speranza ਠche l’America si ritiri prima di crollare, in modo che le perdite da entrambe le parti possano essere ridotte al minimo, e in modo che rimanga una opportunità  per gli iracheni di costruire rapporti normali, ampi, profondi, ed efficaci con l’America sulla base dell’indipendenza, della libertà , dell’autodeterminazione, e dei legittimi interessi comuni di entrambe le parti.

L’Iraq, come tutti i paesi del mondo, non puಠfare a meno di rapporti reciproci legittimi e di cooperazione con l’America in tutti i campi, a causa delle immense risorse di quest’ultima, specialmente nel campo economico, tecnologico, e dello sviluppo. Noi capiamo il ruolo e gli interessi strategici dell’America in quanto grande potenza. Tuttavia, tali rapporti devono essere basati sulla libertà  e l’indipendenza e sul diritto degli uomini a scegliere il modo di vita che desiderano, nonchà© sull’assenza di ingerenza negli affari interni altrui o di forme di tutela.

TIME: In passato lei ha incontrato qualcuno di coloro che sono ora nel governo Usa— ad esempio, Donald Rumsfeld, che ha visitato l’Iraq negli anni ’80?

Al-Duri: In precedenza non avevo fatto la conoscenza di nessuno della leadership americana, ma avevo speranze assai grandi sul Presidente Bush prima della sua elezione, che avevo auspicato — a differenza di quella di Clinton. Mi aspettavo che sarebbe stato un presidente coraggioso e cortese del più grande stato al mondo, e che avrebbe portato nel cuore tutti quei valori e principi — di libertà , democrazia, e diritti umani— che il suo paese promuove.

Ma l’Amministrazione americana ha commesso crimini in Iraq che non saranno mai perdonati; i crimini che si stanno commettendo oggi in Iraq sono in totale contraddizione con tutti i principi nei quali credono gli americani e che essi desiderano per il mondo. Le truppe di occupazione, e specialmente quelle americane, hanno commesso migliaia di massacri in tutte le parti dell’Iraq, di vecchi, donne, bambini, e civili. Hanno distrutto decine di migliaia di edifici, fattorie, fabbriche, e altre proprietà  immobiliari.

Io ho scritto al Presidente Bush all’inizio dell’occupazione e dopo la cattura del Presidente Saddam Hussein tramite un amico negli ambienti ufficiali arabi. Dopo aver fatto un quadro chiaro del percorso di uccisioni e distruzioni, l’avevo messo in guardia contro il risultato finale di seguire questa strada e i suoi pericoli, per l’America, per l’Iraq, e infine per il mondo nel suo complesso.

Gli avevo fatto presente che i nemici dell’America si sarebbero radunati in Iraq da ogni parte del mondo per vendicarsi nei suoi confronti e che l’Iraq sarebbe stato trasformato in un centro mondiale del terrorismo e della fabbricazione ed esportazione del terrorismo nelle sue numerose diverse forme. Che il potente popolo iracheno si sarebbe ribellato, e l’America avrebbe perso molto e si sarebbe pentita di ciಠche aveva fatto.

“So che lei ਠcoraggioso, e il coraggio richiede una decisione di ritirarsi immediatamente dall’Iraq”, avevo detto. Ora tutto ciಠche avevo citato si ਠrealizzato.

(Traduzione di Ornella Sangiovanni)

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