1. CRONACA CRIMINALE NAZI-SIONISTA. Riflessioni
2. IN MORTE DELLA “seconda potenza mondiale”
3. SISMOPOLI: La fabbrica di Mastro Geppetto1. CRONACA CRIMINALE NAZI-SIONISTA
35 giorni fa, il 26 giugno, Israele scatena l’ennesima offensiva contro Gaza. La Striscia viene sigillata, i cittadini palestinesi sono alla fame. Si parla di catastrofe umanitaria. La comunita’ internazionale assiste inerme. Dopo aver catturato come “terroristi” decine e decine di parlamentari e ministri palestinesi, Israele intensifica in maniera brutale l’offensiva, vengono sganciate centinaia di bombe e occupata una parte della Striscia. Centinaia di palestinesi vengono uccisi, quasi tutti civili.
Il 12 luglio la Resistenza nazionale libanese cattura due soldati israeliani impegnati in una delle usuali azioni di perlustrazione e controguerriglia in territorio libanese, La reazione israeliana ਠimmediata e sanguinosa. Decine di villaggi libanesi vengono martellati dai bombardamenti. Centinaia i libanesi massacrati, mentre circa 800mila sono in fuga falcidiati anch’essi dalle bombe sioniste. Beirut sud e’ sventrata da bombe ad altissimo potenziale. Strade, ponti, centrali elettriche, porti e aeroporti, stazioni TV, ospedali, ambulanze: Israele non risparmia nulla e nessuno. Colpisce I soccorritori e gli stessi caschi blu delle Nazioni Unite.
Il 17 luglio, dopo giorni di impressionanti bombardamenti contro le postazioni della Resistenza nazionale libanese allo scopo di scompaginarla, le truppe d’assalto ebraiche passano la frontiera e iniziano, grazie al semaforo verde di Bush e ai bla-bla-bla delle grandi potenze, una vera e propria invasione del paese dei cedri. Contrariamente a quanto avvenne nell’invasione del 1982, Hezbollah oppone una resistenza accanita e micidiale. Saltano miseramente i piani dei comandi militari israeliani: fuimineo sfondamento delle linee difensive della guerriglia e penetrazione per circa 20 Km in territorio libanese. Il simbolo di questa debacle sionista si chiama Bint Jbeil. Dopo una settimana di combattimenti le truppe speciali sioniste sono costrette a ritirarsi da questo villaggio strategico situato a 5 Km dalla frontiera.
30 luglio. L’esercito israeliano, umiliato, perde la testa e si vendica massacrando decine di civili nella cittadina libanese di Cana (tra cui 15 bambini disabili!). Non a caso Cana, citta’ simbolo del popolo libanese. Dieci anni fa, nel 1996, cento furono i civili massacrati da un altro bombardamento israeliano. Nel frattempo la Rice e D’Alema sono in Israele a confabulare con i criminali di guerra sionisti e il Consiglio di sicurezza dell’ONU, a causa del veto americano, non riesce ad esprimere nemmeno una condanna della strage e dell’invasione. Il premier libanese Fouad Siniora, che l’Occidente imperialista aveva salutato con entusiasmo come il capo di un governo democratico, accusa Israele d’essere “criminale di guerra” e ringrazia Hezbollah e il leader Nasrallah per “sacrificare la propria vita all’indipendenza e alla sovranità del Paese”. Mentre a Beirut e a Gaza manifestazioni popolari danno l’assalto agli uffici dell’ONU, Fouad Siniora rifiuta di incontrare la Rice. Il ministro hezbollah Mohammad Fneich afferma: “Condoleeza Rice ਠvenuta a proporre al Libano e alla sua resistenza un progetto folle che ai due soldati prigionieri non fa neanche cenno”. “La vera questione sta nel progetto israelo-americano di cambiare tutti gli equilibri in Medio Oriente e questo non attiene certo ai due prigioneri”. “I piani di invasione e di bombardamento erano pronti da tempo e catturando i due israeliani noi abbiamo fatto soltanto in modo di anticiparlo, impedendo a Tel Aviv di sceglierne anche i tempi”. “Nessuno puಠpensare – dice ancora – di ridurre una questione cosଠampia a termini tanto semplicistici a meno di non credere ai fumetti, o di condurre una politica bendata come quella di Bush”.
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2. IN MORTE DELLA “seconda potenza mondiale”.
Riflessioni
Che fine hanno fatto i movimenti per la pace che si consideravano come una “seconda potenza mondiale”? Seppure non oceaniche si contano a centinaia le manifestazioni che in questi giorni si sono svolte in ogni parte del mondo, ma dei pacifisti nessuna traccia. Volatllizzati assieme alla polvere sollevata delle bombe sioniste su Cana. Queste manifestazioni o sono state organizzate dagli islamisti o da forze rivoluzionarie e/o antimperialiste. Dice l’adagio: quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare. Appunto. Alcuni compagni ricorrono al consolante schemino di trazione emmelle prendendosela coi dirigenti che tradirebbero la loro base. Un po’ di ragionevole decoro per favore! Le cause di questo penoso tramonto dei movimenti pacifisti di massa (che non a caso sono stati solo occidentali e mai hanno messo radici nei paesi del terzo e quarto mondo), sono ben piu’ serie e profonde. Le ragioni sono certo numerose e complesse, ma al fondo esse hanno una causa primaria. La guerra imperialista di civilta’ scatenata dagli USA dopo il 2001 contro chiunque si opponga al disegno imperiale americano (nel quale Israele occupa il ruolo di avamposto) non consente a nessuno di stare nel mezzo, di rifugiarsi nella confortevole posizione dell’equidistanza. Lo dimostrano le grandi im-potenze come L’Unione Europea, la Cina o la Russia le quali, nonostante godano di rilevante forza strategica, sono costrette in ultima istanza a tenere il moccolo agli americani. La spinta offensiva che trova nell’asse americano-inglese-israeliano il suo baricentro non e’ un capriccio compulsivo e revanchista di Bush e dei Neocon. Questa spinta e’ animata da forze sociali profonde che sono egemoni nelle societa’ imperialistiche occidentali. Il cittadino medio, che scambia i propri standard di vita opulenti e consumistici con la civilta’ occidentale, percepisce che essa (ovvero il proprio livello di vita) e’ minacciata e rischia lo schianto. Minacciata da che e da chi? Dalla pressione dei popoli e delle nazioni del terzo mondo i quali, dopo essere stati spinti ad abbandonare l’utopia socialista, non hanno altra alternativa, per sfuggire alla miseria e godere di un minimo di benessere, che adottare i modelli economici e sociali capitalistico-occidentali e l’etica calvinista e individuaiista che ne sta alla base.
Il problema e’ che questa scalata, avvenendo su basi capitalistiche, spinge verso una duplice ecatombe. L’estensione orizzontale dei modelli di sviluppo e di vita occidentali ucciderebbe l’ecosistema in pochi decenni. Mentre la scalata verticale di certi popoli, avvenendo in un quadro sistemico imperialistico che implica che molti debbano sgobbare per la ricchezza di pochi, causerebbe lo sconvolgimento degli equilibri tra potenze e, sul lungo periodo, conflitti apocalittici. Questa situazione ha spazzato via i tradizionali antagonismi di classe e le barriere destra-sinistra sovradeterminando una nuova polarizzazione sociale e culturale. Se ai poli delle societa’ occidentali ci sono in basso un dieci per cento di disgraziati e di nuovi poveri, mentre in alto abbiamo un dieci per cento di nuovi borghesi globalisti e globalizzati, l’ottanta per cento si considera un vischioso ceto medio che capisce che non puo’ salire piu’ in alto ma non vuole saperne di scendere piu’ in basso. Questo ceto medio occidentale e’ quello che alimenta non solo l’intero teatro di scimmie politico-istituzionale ma pure i cosiddetti movimenti pacifisti.
Davanti al tramondo dell’Occidente esso si divide in due grandi campi: una parte esige una politica sicuritaria all’interno e guerrafondaia verso ogni minaccia esterna (il bushismo in tutte le sue varianti: lepeniste, radicali, leghiste, berlusconiane, neoliberiste, fondamentaliste cristiane, ecc.). L’altra parte, che solo per convenzione semantica definiamo di sinistra, esprime le stesse pulsioni e interessi sociali ma sfumandoli in maniera meno sfrontata e rozza. Si possono difendere i privilegi e la supremazia occidentale col dialogo, la diplomazia, la dalemiana equivicinanza. Non si spara sulle zattere al largo di Lampedusa, ma si “accolgono” i dannati ammanettandoli e chiudendoli nei CPT. Le guerre a stelle e striscie sono esecrabili, mentre quelle targate UE-NATO-ONU auspicabili e camuffate come “missioni di peacekeeping” . I bombardamenti di sinistra sono intelligenti e umanitari —come quelli contro la Iugoslavia o l’Afganistan— e se dei civili ci lasciano le penne si tratta solo di secondari “effetti collaterali”. Si condanna la guerra in Iraq ma si condivide con Bush la necessita’ di portare la democrazia in Iraq per cui chi vi si oppone e’ un terrorista mica un resistente. Si depreca l’offensiva israeliana, ma essa e’ legittima e giustificata perche’ Hezbollah va disarnato. Se non e’ zuppa e’ pan bagnato. Tolta una minoranza davvero coerente, che coniuga il pacifismo con l’antimperialismo, la gran parte del ceto medio progressista ragiona in base ai suoi interessi particulari. Al fondo e’ un ceto proprietario al pari di quello di destra, e al pari di quello vuole difendere i suoi meschini privilegi, e come quello ritiene che tutti i nemici dell’Occidente, se non terroristi, sono comunque dei pazzi o dei barbari per cui, siccome in mezzo non sembra esserci posto, meglio di qua con Bush che di la coi… “tagliatori di teste” —neologismo coniato non per caso dal comunista-dei-miei-stivali-Barenghi (e che sta come sinonimo dell’appellativo “banditen!” con cui i nazisti e i loro lacche’ fascisti chiamavano i ribelli partigiani.
Insomma, una sinistra per modo di dire, che finge di stare in mezzo mentre e’ schierata da una parte. Una sinistra di destra.
In questo contesto la pretesa dei pacifisti di rappresentare una maggioritaria anima pia dell’Occidente doveva andare a farsi friggere. Nel migliore dei casi i pacifisti incarnavano si il disprezzo di tanti cetomedisti per la guerra, ma solo in quanto essa mette a repentaglio quella truce pace che consente loro di tirare a campare come piccolo borghesi e parvenus. Questa presunta maggioranza non ha quindi subito un processo di consunzione, bensଠdi transustanziazione. Il pane della pace si ਠtrasformato nel corpo di Prodi e D’Alema e nel sangue degli afgani ammazzati sotto i colpi della missione USA-NATO. Il tutto con il pretesto doroteo della “riduzione del danno”.
Israele non e’ solo l’avamposto dell’Occidente imperialistico in Medio Oriente. Israele e’ una rappresentazione miniaturizzata dell’Occidente medesimo: dove le differenze di classe tra ebrei patrizi e plebei sfumano e cedono il passo all’antagonismo che oppone entrambi agli schiavi arabo-palestinesi. La percezione sionista per cui gli schiavi arabi non vedrebbero l’ora di fare a pezzi Israele non e’ solo paranoia. Uno stato che per costituzione si fonda sul sionismo e sull’apartheid e che assicura solo agli ebrei pieni diritti di cittadinanza ha isctitto nel suo DNA il codice della propria tremenda dissoluzione.
In quanto raffigurazione stilizzata e simbolica dell’Occidente, in quanto essenza distillata del sistema imperialistico, la societa’ israeliana non poteva non produrre un “pacifismo ebraico”. La sua recente parabola e’ sintomatica e inquietante. Un esito su cui i pacifondai occidentali tacciono ma sui cui invece farebbero bene ad interrogarsi. E’ un fatto che le manifestazioni svoltesi in Israele contro l’aggressione in Libano siano fallite. In piazza sono scesi sparuti drappelli dell’estrema sinistra. Peace Now, lo storico movimento pacifista israeliano, tanto osannato anche in Italia, ha boicottato il presidio di Gerusalemme. Per Peace Now come per tutto lo schieramento sionista di sinistra-centro-destra l’aggressione israeliana del Libano e’ giustitificata. Ma questo non e’ niente. Yariv Oppenheimer, segretario di Peace Now ha spiegato ieri al quotidiano Haaretz la ragione piu’ profonda di questa scelta di campo: “Perche’ il nostro movimento non manifesta per i valori morali universali, ma per il bene d’Israele. Nel caso dell’occupazione dei territori palestinesi, moralita’ e interesse del paese si intrecciano. Contro gli Hezbollah abbiamo il diritto di difenderci con tutto quello che abbiamo a disposizione”. Ecco dove porta un pacifismo che non ha deciso di tagliare le sue radici sioniste. Se ci pensate bene questa vicenda e’ una metafora di quella italiana sul voto sulla “missione” in Afganistan. Non per valori universali i parlamentari pacifondai hanno votato assieme alle destre. Il “bene d’Israele” qui da noi e’ stato il meschino “bene del governo Prodi” —dove la cura delle proprie chiappe afflosciatesi sugli scranni del potere e’ pero’ in sintonia con quel comune sentire della pappetta cetomediana di cui dicevamo sopra. Cosi anche in Italia i pacifondai di mestiere hanno boicottato le manifestazioni del 27 luglio, animate solo dai movimenti antimperialisti. Il movimento contro la guerra, gia’ moribondo, si e’ suicidato nella trasfusione di sangue per salvare il governo Prodi. La frattura profonda tra antimperialismo e pacifismo e’ l’esito. I signori della guerra equivicina per ora se la godono.
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3. SISMOPOLI: La fabbrica di Mastro Geppetto
di Miguel Martinez
Il 19 ottobre 2005, Il Giornale ha pubblicato una pagina intera sotto l’immenso e inquietante titolo, “Olimpiadi ed elezioni a rischio terrorismo”. La pagina ci permette di sbirciare anche nelle presunte pulsioni psicologiche dei cattivi: “Eventi come le Olimpiadi di Torino e le elezioni di primavera esercitano una forte attrazione sui terroristi per l’attenzione dei media internazionali e le concentrazioni di folla”.
Fuffa pura, ovviamente, visto che non ਠsuccesso assolutamente, nà© alle Olimpiadi nà© durante le elezioni, ma nella mente di qualche lettore sarà
rimasta la visione del sangue della pattinatrice sgozzata che scorre sul ghiaccio, tra schiere urlanti di islamonazicomunisti.
Nella stessa pagina, un certo Gian Marco Chiocchi scrive un articolo che specifica nomi e cognomi delle persone da paura: “In Italia patto tra
rossi e e neri per aiutare i ribelli iracheni”. “In testa il gruppo di Assisi guidato da Moreno Pasquinelli”, cioਠl’immancabile Campo Antimperialista.
L’articolo parla di un imprecisato “dossier” o “punto di situazione degli 007”, ed ਠuna specie di noioso elenco telefonico di persone, tutte
“nel mirino degli 007” (il titoletto ਠaccompagnato proprio dal disegno di un mirino) che hanno in comune solo la critica all’invasione statunitense dell’Iraq. Con questo facile criterio, Chiocchi riesce a infilarci vari nomi arabi (che fanno sempre paura), un dirigente dei Comitati Iraq Libero che
avrebbe un cugino brigatista e che una volta avrebbe parlato con la compagna di un altro ex-brigatista, vari gruppi di sinistra, un gruppetto di destra, e finisce con queste bizzarre parole:
“Miguel Guillermo Martinez Ball, definito ‘ex miliziano addestratore di gruppi paramilitari sudamericani’ sostenitore della compagine filo-palestinese Al-Awda Italia”.
Quando i miei amici mi dicevano che dietro cose simili ci potevano essere “i servizi”, io, anticomplottista di ferro come sono, preferivo credere che ci fosse solo l’imbecillità di un singolo giornalista. In fondo, i servizi, con tutti i loro difetti, almeno sanno come stanno le
cose. I giornalisti, in genere, no.
Ma proprio stamattina, mentre camminavo nel parco, vengo a sapere chi ਠche scriveva i copioni che poi Gian Marco Chiocci firmava. Si tratta di Pio Pompa, il Mastro Geppetto della disinformazione, che sfornava Pinocchi mediatici su scala industriale nel suo covo di Via Nazionale 230.
Ieri, il Corriere della Sera ha pubblicato intercettazioni da cui si intuisce che Pio Pompa avesse un rapporto privilegiato con Magdi Allam in persona. Si tratta di intercettazioni molto parziali, e non viene specificato se Allam ricevesse o no un compenso. Io tendo a pensare di no, perchà© Magdi Allam sicuramente guadagna molto di più pubblicando un articolo preparato per lui dai servizi, di quanto potrebbe fare prendendo quattro soldi direttamente dal Sismi.
Tra l’altro, anche Magdi Allam aveva tirato in ballo il sottoscritto in un suo articolo; mentre aveva addirittura scritto che “secondo fonti dei servizi”, a compiere la strage di Madrid sarebbe stato il “circuito del Campo Antimperialista spagnolo” (che semplicemente non esiste).
Se non ci credete, Magdi Allam ha veramente scritto un articolo in cui cerca di unire i fatti – l’attentato jihadista – con le menzogne di
Aznar (“attentato dell’ETA”) usando come colla proprio il Campo.
Adesso sappiamo da dove nasce l’incessante campagna di demonizzazione mediatica contro il Campo Antimperialista, e anche una serie di
diffamazioni molto meno gravi contro di me.
Leggendo stamattina La Repubblica sulla panchina, vengo a sapere esattamente come funzionava la macchina delle balle.
Nell’articolo Sismi, la grande ragnatela dei giornalisti di Ferruccio Sansa e Cristina Zagaria (La Repubblica, 28.07.06) ci raccontano degli stretti contatti di Pio Pompa non solo con l’Agente Betulla (alias Renato Farina), ma anche con Oscar Giannino di Libero, Andrea Purgatori dell’Unità e Stefano Cingolani, ex-direttore del Riformista.
Proprio in fondo all’articolo, leggiamo come Pio Pompa abbia fornito una serie di dritte e un video ai suoi collaboratori giornalisti riguardo alla morte di al-Zarqawi, e prosegue:
“Poco dopo, altra conversazione sul presunto capo terrorista, questa volta con Gianmarco Chiocci del Giornale. Lui, che dice di aver già il video che avrebbe incastrato Zarqawi, chiede: ‘Mi mandi, se c’à¨, un’analisi su Al Zarqawi. Io poi dopo ci attacco il pezzo?” E Pompa: “Io ti mando il comunicato tradotto di Al Qaeda, chi sarà il futuro capo”.
E cosଠveniamo a sapere chi ਠche ha mandato le “analisi”, o le veline, o gli articoli già fabbricati, che hanno costruito sul nulla il panico sul “terrorismo alle Olimpiadi”, e mille altre leggende da paura.
Adesso sapppiamo chi ਠche definisce questo traduttore di manuali tecnici un “ex miliziano addestratore di gruppi paramilitari sudamericani”.
E sappiamo chi ਠche ha diffuso sistematicamente in Italia le bufale sul “complotto islamonazicomunista”, come sempre “guidato da
Moreno Pasquinelli e dal Campo Antimperialista”. Sappiamo, o intuiamo, chi ha creato cose improbabili come Gianluca Preite***.
Lo so che queste bufale fanno estremamente comodo a grandi interessi internazionali. Ma ਠanche vero che ogni volta che c’ਠun “allarme
terrorismo”, la gente come Pio Pompa puಠassicurarsi una segretaria in più, o una missione segretissima alle spiagge delle Maldive, o una
Ferrari di rappresentanza. E’ proprio questa congiunzione tra cialtroneria, truffa e potere che ਠaffascinante.
da: http://www.kelebek.splinder.com/
*** Gianluca Preite, quel signore che dichiarandosi agente del SISMI e accompagnato dall’avvocato Taormina, nell’aprile 2005 si presento’ davanti ai magistrati antiterrosimo di Roma Ionta Saviotti Amelio, affermando di avere in mano prove schiaccianti che dimostravano che “la regia dei sequestri di italiani in Iraq andrebbe cercata nell’intreccio complice tra gli antimperialisti di Moreno Pasquinelli … gli uomini della resistenza irachena e uno dei suoi terminali, Jabbar Al Kubaissi “. Secondo lo stesso Preite “Sostiene che Giuliana Sgrena doveva morire perchà© involontaria testimone della prova di questo intreccio.” Da segnalare che in questo caso fu anzitutto il quotidiano La Repubblica a dare risalto a questa colossale provocazione del SISMI.