GLI INFAMI SONO ANCHE TRA NOI
La due opposte manifestazioni sulla Palestina, di Roma di di Milano, simboleggiano, in un modo che più chiaro non si puà², la rottura che si ਠprodotta dentro il movimento che fu dopo l’avvento del governo che Schioppa.
A Milano sfila la folta schiera dei pacifisti-pentiti (quelli che erano contro la guerra senza se e senza ma), dei non-violenti-co-co-co, pagati a progetto per tessere le lodi del “governo amico”. Con l’alibi miserevole della “riduzione del danno” (un surrogato della tesi americana dell’esportazione della democrazia), sostengono infatti le varie porcate targate O.N.U., ovvero le missioni militari imperialiste, sia in Libano che in Afganistan. Urlano a squarciagola, per accreditarsi come persone per bene, che il “terrorismo” deve essere battuto —ove per “terrorismo” non intendono la politica imperialista di saccheggio e sterminio, ma le Resistenze popolari come quelle irachena, palestinese di Hamas o libanese di Hezbollah. Sfileranno, col patrocinio del quarto potere, dietro a sionisti conclamati come Fassino e Rutelli. Si dichiarano equivicini ma sono equilibristi, sospesi sopra l’abisso che divide la Palestina da Israele, l’oppresso dall’oppressore. C’ha pensato lo stesso D’Alema a spiegare l’inganno dell’equivicinanza. Rispondendo a chi lo accusa di stare dalla parte dei palestinesi, ha risposto: “Ma se l’Italia sta applicando l’embargo verso i palestinesi! Certo non ਠuna posizione equanime, siamo dalla parte di Israele, non abbiamo nessuna relazione con il governo di Hamas e non lo riconosciamo”. Amen!
A Roma, invece si ritroveranno coloro i quali sono, col cuore e con la testa, per la piena liberazione del popolo palestinese. Quelli che pensano, contro ogni ricatto politicamente corretto, che se Israele non ci fosse sarebbe meglio per tutti, e che il genocidio sionista in Palestina sia della pasta di quello nazista di un tempo. Quelli che ritenendo l’imperialismo occidentale la principale minaccia contro la pace e il futuro dell’umanità , sostengono ogni Resistenza popolare, quali che siano i mezzi con cui il nemico la costringe a combattere (do you remember Nassiriya?).
Accade tuttavia che, nel tentativo di domarci e di mettere il cappello sulla nostra manifestazione, pezzi avariati del ceto politico sitituzionale, gli stessi che hanno votato sia per il rifinanziamento della missione berlusconiana in Afganistan, sia per quella NATO in Libano (gli stessi che domani voteranno una Finanziaria che devolve alle spese militari imperialiste la più alta cifra da alcuni decenni in qua) siano tra noi. Questo tentativo va respinto! Non abbiamo deciso di contrapporci alla pagliacciata di Milano per fare le comparse di una buffonata a Roma. Non ਠsolo questione di igiene (che ha tuttavia la sua importanza), ਠquestione di chiarezza e prospettiva politica. Un nuovo movimento per la pace, un movimento che raccolga in modo coerente la consegna della lotta contro la guerra senza se e senza ma, non puಠpartire con lo stesso piede sbagliato di quello del 2003 —ovvero la scelta di fare alleanze con cani e porci.
Chi vota per la guerra alle Resistenze popolari in Afganistan e in Libano; chi fa parte di un governo legato a doppio filo con i criminali di guerra americani e israeliani (vedi accordo di cooperazione militare e spionaggio tra Roma e Telaviv); non puಠimpunemente venire qui a prenderci per il culo. Se alcuni dei promotori hanno preferito chiudere gli occhi, possiamo riparare all’errore: buttiamoli fuori!
CAMPO ANTIMPERIALISTA