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UN’ALLEANZA PER SALVARE IL PAESE

10. January 2007
di Iván Márquez
Membro del Segretariato delle FARC-EP

Con discorsi altisonanti e rissosi, il Presidente avanza inesorabilmente verso la bancarotta politica. I suoi collaboratori sono sotto il fuoco della crisi, mentre lui si mostra come immacolato nel bel mezzo del marciume istituzionale della “narco-para-politica”. Chiede nervosamente ai coinvolti di dire la verità , ma i “narco-para-politici” sono i suoi stessi compari del partito della U, di Cambio Radical, di Alas Colombia, di Colombia Democrática ed altri che lo avevano portato alla presidenza. A questo punto, quelli della Direzione dei conservatori devono certamente avere la sensazione di essere saliti sull’autobus sbagliato.
Il Paese sta aspettando la verità , per avere la quale ਠnecessario che la Corte Suprema di Giustizia e la nuova Procura, quella di Mario Iguarán, non si lascino intimidire.
Che interroghino i comandanti paramilitari reclusi ad Itagüà­, i quali affermano da diverso tempo di voler dire la verità  sui vincoli tra politici, imprenditori, grandi allevatori, militari ed altri personaggi e gli orrori del narco-paramilitarismo di Stato in Colombia.
Salvatore Mancuso aveva dichiarato chiaramente che il 35% dei congressisti era stato eletto dai paramilitari… E’ un dovere morale che su ciಠvenga aperta un’inchiesta, ed ਠdiritto di tutti i colombiani conoscere la verità .
Se la ministra degli Esteri, quota del paramilitare Jorge 40 nel governo, non si ਠdimessa, non ਠper via della “Conchis” di Uribe ma per il timore che il denominato effetto “teflon”* si trasformi nell’effetto “domino”.
Da esperto di cortine fumogene qual à¨, Uribe chiede con ricercata veemenza che si investighino i nessi tra i politici e la guerriglia… Ma allora dovrà  spiegare il perchà© di tutte quelle retate di massa e di quelle lunghe code di cittadini ammanettati o legati, obbligati dall’esercito a salire su aerei militari C-130 diretti ai bunker della Procura di Bogotá. Erano maestri, sindacalisti, commercianti, medici, infermieri, preti, indigeni, funzionari pubblici, tutti accusati di essere guerriglieri o fiancheggiatori della guerriglia. L’obiettivo immediato era di terrorizzare la popolazione e di dissuadere in tal modo qualunque appoggio o prossimità  dei colombiani verso la guerriglia, attraverso la politica fascista di Sicurezza Democratica. In tempi non remoti questo governo si ਠvantato di aver incarcerato più di 150.000 cittadini durante il suo primo quadriennio.
Senza dubbio tutti questi spropositi ed abusi di potere, come quella crociata anti-sovversiva contro il popolo diretta dalle alte sfere e che ਠsfociata in spaventosi massacri, assassinii selettivi, sparizioni e sfollamenti forzati della popolazione, devono essere investigati e castigati in maniera esemplare. La scena del generale Rito Alejo del Rà­o che fa sparare raffiche e bombardare dagli elicotteri e dagli aerei i contadini di Salaquà­, nel nord del Chocà³, in un’azione congiunta con i paramilitari, non puಠsparire dalla coscienza collettiva.
Dobbiamo trovare alternative e vie d’uscita a questa grave crisi strutturale generata dalla “narco-para-politica” in Colombia. Il Paese percepisce che il governo di Uribe ਠtanto illegittimo quanto illegale, e non perde la speranza che i brogli elettorali, architettati da Jorge 40 e da Jorge Noguera del DAS a favore dell’attuale presidente, non passino sottobanco. Questa mafia narco-paramilitare, che si ਠimpossessata del Palazzo di Nariño e del Capitolio Nazionale, deve andarsene da questi templi della Repubblica.
Uribe deve dimettersi. Quest’emergenza in Colombia esige che vengano indette urgentemente nuove elezioni. Bisogna lavorare per un’alleanza che salvi la nazione. Le organizzazioni politico-sociali, i partiti ed i movimenti democratici, i militari che non si sono macchiati di reati e tutti i colombiani che provano dolore per la patria devono unirsi per costruire un’alternativa di governo decorosa, che dia priorità  ai programmi sociali, prenda le distanze dalla politica neoliberale, assuma una posizione patriottica rispetto al Trattato di Libero Commercio ed al debito estero, e che sia favorevole alla soluzione politica del conflitto attraverso l’interscambio umanitario di prigionieri.
Montagne della Colombia, 15 dicembre 2006
* In Colombia viene usato come espressione per indicare l’abilità  di un qualche politicante di uscire indenne dalle crisi istituzionali, di governo, ecc. (N.d.T.)
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