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ROVESCIANDO IL MONDO

18. September 2007

Un bilancio del nostro incontro alla Polvese

Gia’ sul piano della partecipazione numerica la seconda edizione del seminario della Polvese ha rappresentato un passo avanti rispetto a quella precedente del 2006. Se invece analizziamo la partecipazione al livello più profondo, dell’attenzione alle relazioni, della partecipazione ai dibattiti, di passi avanti, ne sono stati fatti due. In barba all’assedio in cui lo avevano relegato i suoi nemici, questo strano movimento dal nome Campo Antimperialista, non solo gode di buona salute, ma ha il coraggio di rilanciare, anche in forme del tutto nuove, la sua iniziativa. Certi superficiali commentatori, leggendo i temi del seminario, certamente impegnativi dal punto di vista culturale, hanno pensato che i colpi subiti ci hanno fatto fare una marcia indietro rispetto alle nostre posizioni. Si sbagliano. E’ che, proprio per le nostre coraggiose posizioni, noi siamo obbligati a guardare lontano, a dare risposte chiare a questioni quanto mai complicate e inedite. Risposte chiare non vengono se non da chi sa andare alla radice dei problemi, da chi non si accontenta di galleggiare sul presente passando da una manifestazione all’altra. Vi ਠper fortuna chi afferra in che direzione vogliamo andare. Un compagno di Bologna ha preso dal nostro ultimo Notiziario questa frase: “Siamo in un tornante storico in cui l’antimperialismo e’ l’elemento unificante, viviamo una fase storica in cui una sconfitta del blocco imperiale imperniato sugli USA avrà  conseguenze epocali e solo questa sconfitta potrà  riaprire, non senza dolorose implicazioni, un discorso sulla fuoriuscita dal capitalismo” e ha poi chiosato con questa raccomandazione: “Sono pienamente d’accordo con queste parole e spero che possiate trarne le dovute conseguenze riguardo la prassi politica da adottare per il futuro”. Gli abbiamo risposto che ne trarremo le “dovute conseguenze”, ma sempre in base al principio per cui un’azione rivoluzionaria, se non vuole essere estemporanea, se vuole lasciare il segno, non puಠche basarsi su una teoria rivoluzionaria all’altezza dei tempi.
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