L’11 ottobre infatti, sei importanti gruppi islamici combattenti hanno annunciato di essersi messi assieme e di aver fondato il “Consiglio Politico della Resistenza”. I gruppi che hanno dato vita al nuovo blocco sono: L’Esercito Islamico dell’Iraq; Hamas in Iraq (scissione delle Brigate della Rivoluzione del 1920): il Fronte Islamico della Resistenza Irachena (Jami); l’Esercito dei Mujahiddin; l’Esercito dei Fatihin; il Consiglio della Sharia di Ansar al-Sunna (scissione di Ansar al-Sunna, la quale ਠalleata di al-Qaida). Dicevamo che quarto blocco raggruppa essenzialmente due correnti islamiche, quella salafita moderata o riformista, e i fratelli musulmani locali. Esso ਠparimenti ostile sia al baathismo sia al qaidismo — alcune delle organizzazioni summenzionate si sono viste costrette ad ingaggiare durisssimi scontri contro le milizie qaidiste in varie provincie dell’Iraq.
Il neonato “Consiglio Politico della Resistenza”, ha diffuso un Programma politico in 14 punti (che pubblichiamo più sotto) il quale contiene alcuni punti qualificanti e distintivi . Anzitutto rifiuta ogni divisione dell’Iraq su linee nazionali o religiose. In secondo luogo respinge la faida interconfessionale tra shiiti e sunniti (e si sottolinea che la Resistenza non deve colpire civili innocenti). In terzo luogo propone un governo tecnico di transizione dopo il (dato per certo) ritiro degli occupanti. Punti davvero significativi se si pensa alla matrice salafita o comunque jihadista dei gruppi del Consiglio.
“Programma politico del Consiglio Politico della Resistenza”
1. L’occupazione dell’Iraq ਠun’aggressione e un’ingiustizia, inaccettabile dal punto di vista sia legale sia religioso; il diritto alla resistenza ਠgarantito da tutte le leggi.
2. La resistanza armata ਠla legittima rappresentante dell’Iraq, e ha la responsabilità di condurre il popolo iracheno a concretizzare le proprie speranze.
3. Liberazione dell’Iraq da ogni occupazione o ingerenza straniera e raggiungimento della piena indipendenza; che gli occupanti siano costretti a risarcire il popolo iracheno per tutti i danni morali e materiali.
4. Le operazioni dei mujahidin avranno per bersaglio gli occupanti e i loro agenti, non gli innocenti e i civili indifesi.
5. Preservare l’unità della terra e del popolo iracheni, rifiutando i cambiamenti sopravvenuti nella composizione della popolazione e la divisione confessionale del popolo e impegnandosi a sconfiggere il progetto etnico-confessionale. La questione curda sarà presa in considerazione dopo l’avvenuta liberazione.
6. Ritorno degli sfollati alle loro zone d’origine, fornendo loro protezione e risarcendoli dei danni morali e materiali che hanno subà¬to.
7. Nessuna legittimità a costituzioni, governi o leggi stabiliti sotto l’occupazione.
8. Annullamento delle decisioni e delle sentenze ingiuste, rilascio di tutti i prigionieri e detenuti.
9. Non riconoscimento di qualsiasi accordo o trattato firmato sotto l’occupazione, in quanto contrari ai diritti e alla sovranità dell’Iraq.
10. Formazione di un governo tecnico che amministri gli affari del Paese nella fase di transizione. Questo governo non avrà il diritto di sottoscrivere alcun patto o contratto relativo alla sovranità e alle risorse dell’Iraq.
11. Lavoro per ricostruire lo stato iracheno su una base giusta, cioਠl’appartenenza dell’Iraq a tutti gli Iracheni, e impegno per stabilire la giustizia come obiettivo principale, non accettando l’utilizzo di qualsiasi partito o autorità per perseguire interessi etnici o confessionali.
12. L’Iraq ਠparte della nazione araba e islamica; impegno prioritario per ristabilire l’identità araba e musulmana dell’Iraq.
13. Conservazione delle risorse dell’Iraq, specialmente il petrolio e l’acqua, che appartengono a tutti gli Iracheni.
14. Appello agli Arabi, ai Musulmani, ai popoli del mondo e alla comunità internazionale perchà© facciano il loro dovere sostenendo il popolo iracheno nel suo desiderio di raggiungere i propri legittimi obiettivi; stabilire buone relazioni con il mondo basate sugli interessi comuni; avere rapporti con gli organismi internazionali nel perseguimento dell’interesse dell’Iraq e del suo popolo.