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Intervista a Mordechai Vanunu

26. February 2006

Mordechai Vanunu: “E’ perchਠIsraele possiede la
bomba atomica che puಠpraticare l’apartheid senza
timore”
di Silvia CattoriIntervista esclusiva
Mordechai Vanunu: “E’ perchਠIsraele possiede la
bomba atomica che puಠpraticare l’apartheid senza
timore”
di Silvia Cattori*
Nel
1986, Mordechai Vanunu, ingegnere presso il centro di Dimona,
rivelಠal Sunday Times, l’esistenza del programma nucleare
militare israeliano. Rapito in Italia dal Mossad subito dopo aver preso
contatto con giornalisti britannici e prima che il loro articolo fosse
pubblicato, fu processato a porte chiuse (in Israele) e condannato a 18
anni di prigione. Sebbene gli sia vietato di contattare la stampa, ha
risposto alle domande di Silvia Cattori che lo ha intervistato per il
Rà©seau Voltaire.

Silvia Cattori: Quale era il suo lavoro in Israele prima che agenti del Mossad la rapissero a Roma nell’ottobre 1986?
Mordechai Vanunu:
Da nove anni lavoravo al centro di ricerche in armamenti di Dimona,
nella regione di Beer Sheva. Poco prima di lasciare quel lavoro, nel
1986, avevo scattato delle fotografie all’interno
dell’impianto per mostrare al mondo che Israele nascondeva un
segreto nucleare. Il mio lavoro a Dimona consisteva nel produrre
elementi radioattivi utilizzabili per fabbricare bombe atomiche. Sapevo
esattamente quali quantità  di materia fissile venivano prodotte,
quali materiali erano utilizzati e quali tipi di bombe venivano
fabbricate.
Silvia Cattori: Rivelare al mondo – da
solo – che il suo paese deteneva segretamente l’arma
nucleare…, non significava correre un grandissimo rischio?
Mordechai Vanunu:
Se decisi di farlo, fu perchਠle autorità  israeliane
mentivano. Si profondevano, ripetendo che i responsabili politici
israeliani non avevano nessuna intenzione di dotarsi di armi nucleari.
In realtà , producevano molte sostanze radioattive che potevano
servire a un solo fine: fabbricare bombe nucleari. Si trattava di
quantità  importanti: ho calcolato che all’epoca –
nel 1986! – avevano già  200 bombe atomiche. Avevano anche
cominciato a produrre bombe all’idrogeno, molto potenti. Per
questo decisi di far sapere al mondo intero ciಠche tramavano
nel più grande segreto. E inoltre, volevo anche impedire che gli
israeliani utilizzassero le bombe atomiche, al fine di evitare una
guerra nucleare in Medioriente. Volevo dare un contributo per portare
la pace in questa regione. Dal momento che Israele deteneva già 
armi superpotenti, esso poteva fare la pace: non doveva più
temere una qualche minaccia palestinese, nਠaraba, perchà¨
possedeva tutto l’armamento necessario alla propria
sopravvivenza.
Silvia Cattori: Lei era preoccupato della sicurezza dell’intera regione?
Mordechai Vanunu:
Si, assolutamente. Certo, non ਠper il popolo israeliano che ho
fatto ciಠche ho fatto. Gli israeliani avevano eletto quel
governo e quel governo aveva deciso di dotarli di armi nucleari. Lei
sa, tutti gli israeliani seguono molto da vicino la politica del
governo israeliano…. Ma, per quanto mi riguarda, io ragionavo dal
punto di vista dell’umanità , dal punto di vista di un
essere umano, di tutti gli esseri umani che vivono in Medioriente, ed
anche, di tutti gli esseri umani che vivono nel mondo intero.
Perchਠciಠche Israele aveva fatto, anche molti altri
paesi avrebbero potuto fare. Per questo decisi, nell’interesse
dell’umanità , di far conoscere al mondo intero il pericolo
che rappresentavano le armi nucleari segrete di Israele. Nel 1986, si
era in piena guerra fredda e le armi nucleari proliferavano. Si stavano
diffondendo in diversi paesi ancora non nucleari, come l’Africa
del Sud, ed altri. Il pericolo rappresentato dalle armi nucleari era
reale. Oggi questo pericolo ਠdiminuito.
Silvia Cattori: Era
consapevole del pericolo a cui lei si esponeva? Perchਠproprio
lei, in particolare, doveva correre un cosଠgrande rischio, e
nessun altro?
Mordechai Vanunu: Certo, sapevo cosa
rischiavo. Ma quello che io potevo fare, nessun altro avrebbe potuto
farlo. Sapevo che avrei dovuto vedermela con il governo israeliano. Non
ਠcome se io fossi stato uno che se la prendeva con interessi
privati; sapevo che me la prendevo direttamente con il governo
israeliano e con lo stato ebraico israeliano. Sapevo quindi che
potevano punirmi, che potevano uccidermi, fare di me assolutamente
tutto ciಠche volevano. Ma sentivo la responsabilità  di
dire la verità  al mondo. Nessun altro all’infuori di me
era in grado di farlo: era dunque mio dovere farlo. Qualunque fosse
stato il rischio.
Silvia Cattori: La sua famiglia, in quel momento, l’ha sostenuta?
Morechai Vanunu: I membri della mia famiglia sono stati incapaci di
capire la mia decisione. Per loro, la cosa più sconvolgente fu
scoprire che mi ero convertito al cristianesimo. Per loro: questo era
più dannoso, più doloroso dell’aver rivelato i
segreti nucleari d’Israele… Io li rispetto, essi a loro volta
rispettano la mia vita. Siamo rimasti in buoni termini, ma non ci
frequentiamo più.
Silvia Cattori: Lei si sente solo?
Mordechai Vanunu: Si. Certo, sono solo, qui nella cattedrale di San Giorgio. Ma ho molti amici che mi sostengono.
Silvia Cattori: In quali condizioni lei ਠstato processato e imprigionato?
Mordechai Vanunu:
Il mio processo si ਠtenuto nel segreto più assoluto. Ero
solo, col mio avvocato. Sono stato condannato per spionaggio e
tradimento. Le autorità  israeliane si sono vendicate di me
tenendomi isolato in cella durante tutta la durata del processo. Non
autorizzavano nessuno a vedermi o a parlarmi, e mi proibivano di
rivolgermi ai media. Hanno pubblicato molta disinformazione a mio
riguardo. Il governo israeliano ha utilizzato tutto il suo potere
mediatico per fare un lavaggio di cervello all’opinione pubblica.
Per fare un lavaggio di cervello anche ai giudici, al punto di
convincerli della necessità  di mettermi in prigione. Cosà¬
il mio processo ਠstato tenuto segreto e i media non hanno
potuto accedere alla verità ; non hanno potuto ascoltarmi. La
gente era convinta che io fossi un traditore, una spia, un criminale.
Non ci fu nemmeno un atomo di giustizia in quel processo. Ma non
c’ਠstato solo il processo: la cosa più crudele fu
l’isolamento, in prigione. Non mi hanno punito solo con la
prigione, ma anche isolandomi totalmente, spiandomi in permanenza, per
mezzo di cattivi trattamenti particolarmente malvagi e crudeli: hanno
tentato di farmi perdere la calma, hanno tentato di farmi pentire di
ciಠche avevo fatto. Sono stato segregato, per 18 anni, di cui
11 e mezzo in isolamento totale. Il primo anno, hanno collocato delle
videocamere nella mia cella. Hanno lasciato la luce accesa tre anni di
fila! Le loro spie mi picchiavano di continuo, mi impedivano di
dormire. Sono stato sottomesso ad un trattamento barbaro; hanno tentato
di spezzarmi. Il mio obiettivo era di tenere duro, di sopravvivere. E
ci sono riuscito! ….
Silvia Cattori: Per fortuna, lei non
ਠstato impiccato alto e corto, come pure avrebbe voluto
l’allora Ministro della Giustizia, Tommy Lapid. Lei ha tenuto
duro, ed ਠstato rilasciato il 21 aprile 2004. Aveva da poco
compiuto 50 anni.
Mordechai Vanunu: Se mi hanno rilasciato,
ਠsolo perchਠavevo scontato i 18 anni di prigione a cui
mi avevano condannato. Volevano uccidermi. Ma, in fin dei conti, il
governo israeliano ha deciso di non farne nulla.
Silvia Cattori: Nell’aprile
2004, le televisioni hanno mostrato la sua uscita dalla prigione. Il
mondo ha allora scoperto quello che le era successo. Lei à¨
apparso davanti alle telecamere felice, determinato, combattivo:
l’opposto di un uomo spezzato…
Mordechai Vanunu:
Uscire dalla prigione, andare a parlare al mondo intero, festeggiare
tutto ciಅ dopo 18 anni di prigionia, di interdizione di
tutto: … fu un grande momento…
Silvia Cattori: I suoi carcerieri non sono dunque riusciti a spezzarla mentalmente?
Modechai Vanunu: No; assolutamente. Il mio obiettivo era uscire, e
parlare al mondo intero, di far capire alle autorità  israeliane
che avevano fallito. Il mio scopo era sopravvivere, e questa à¨
stata la mia vittoria contro tutte queste organizzazioni di spionaggio.
Sono riusciti a rapirmi, a trascinarmi davanti al loro tribunale, a
tenermi in prigione, in segregazione, per 18 anni… ma io sono
sopravvissuto a tutto cià². Ho sofferto, certo; ma sono
sopravvissuto. Malgrado tutti i loro crimini, sono sempre vivo, e godo
addirittura di ottima salute! Sono forte di costituzione; à¨
senz’altro grazie a ciಠche ho superato la prova.
Silvia Cattori: Cosa l’ha aiutata a tenere duro?
Mordechai Vanunu:
La mia fermezza. La convinzione che avevo avuto ragione di fare quello
che avevo fatto. La volontà  di far loro capire che, qualunque
cosa facessero per punirmi, io avrei continuato a restare in vita.
Silvia Cattori: Qual’ਠil più grande ostacolo che lei deve affrontare, attualmente?
Mordechai Vanunu:
Mi si proibisce di lasciare Israele. Sono stato liberato dalla
prigione, ma qui in Israele, sono in una grande prigione. Vorrei
lasciare questo paese, andarmene a godere della libertà  nel
vasto mondo. Ne ho abbastanza del potere israeliano. L’esercito
puಠvenirmi ad arrestare in ogni momento, puಠpunirmi.
Sento di essere alla loro mercà©. Vorrei tanto vivere lontano da
qui, molto lontano da qui…
Silvia Cattori: Quando Israele le permetterà  di lasciare il paese?
Mordechai Vanunu:
Non ne so nulla. Mi hanno proibito di lasciare Israele per un anno.
L’anno ਠtrascorso, hanno rinnovato l’interdizione
per un altro anno, che terminerà  il prossimo aprile. Possono
ancora prolungare l’interdizione tanto quanto gli farà 
piacere….
Silvia Cattori: Come vede lei il Trattato di non
proliferazione nucleare nel momento in cui, nel caso di Israele, si
tollera “l’ambiguità  nucleare”, mentre si
mette costantemente sotto torchio l’Iran – un paese che, da
parte sua, si sottomette alle ispezioni?
Mordechai Vanunu:
Tutti i paesi dovrebbero aprire le porte alle ispezioni internazionali
e dire la verità  su quello che stanno facendo, segretamente, in
tutti gli impianti nucleari di cui dispongono. Israele non ha firmato
il Trattato di non proliferazione nucleare. Circa 180 paesi
l’hanno fatto, tra cui tutti i paesi arabi. L’Egitto, la
Siria, il Libano, l’Irak, la Giordania…: tutti i paesi vicini
di Israele hanno aperto le frontiere alle ispezioni dell’AIEA.
Israele ਠil peggiore esempio. E’ l’unico paese che
si ਠrifiutato di firmare il Trattato di non proliferazione
nucleare. Gli Stati Uniti e l’Europa dovrebbero cominciare per
risolvere il caso di Israele; Israele deve essere considerato alla pari
di qualsiasi altro paese. Dobbiamo farla finita con l’ipocrisia,
e costringere Israele a firmare il Trattato di non proliferazione
nucleare. Bisogna imporre a Israele che lasci libero accesso agli
ispettori dell’AIEA al centro di Dimona.
Silvia Cattori: L’Iran,
che pure tiene fede ai suoi obblighi e accetta le ispezioni
dell’ONU, viene tuttavia minacciato di sanzioni. Israele, che si
ਠdotato dell’arma nucleare e rifiuta qualsiasi ispezione
dell’AIEA, non ਠoggetto di alcuna azione penale.
Perchਠquesti “due pesi e due misure” da parte degli
Stati Uniti, ma anche dell’Europa?
Mordechai Vanunu:
Certo; ma ਠancora peggio di quello che dite: non solo non se la
si prende con Israele, ma lo si aiuta in segreto. C’ਠuna
cooperazione segreta tra Israele e la Gran Bretagna, la Francia e gli
Stati Uniti. Questi paesi hanno deciso di contribuire alla potenza
nucleare d’Israele per fare di questo paese uno stato coloniale
nel mondo arabo. Aiutano Israele, perchਠvogliono che questo
paese sia al loro servizio, in quanto paese colonialista che controlli
in Medioriente, il che permette loro di impossessarsi delle ricchezze
petrolifere e tenere gli arabi nel sottosviluppo e coinvolgerli in
conflitti fratricidi. Questa ਠla ragione principale di una
simile cooperazione.
Silvia Cattori: L’Iran non ਠallora una minaccia, come affermano Israele e gli Stati Uniti? Mordechai Vanunu:
Essendo sottoposto al controllo degli ispettori dell’AIEA,
l’Iran non rappresenta alcun pericolo. Gli esperti occidentali
sanno perfettamente quale ਠla natura del programma nucleare
iraniano. Al contrario di Israele, che non lascia nessuno accedere alle
sue istallazioni nucleari. Questa ਠla ragione per cui
l’Iran ha deciso di proseguire nel suo programma e dire al mondo
intero: “Non potete esigere da noi più trasparenza, mentre
continuate a chiudere gli occhi su quanto succede in Israele!”
Tutti gli arabi vedono, da quarant’anni, che Israele ha delle
bombe atomiche e che nessuno fa nulla contro questa situazione.
Fintantochà© il mondo continuerà  ad ignorare le armi
atomiche di Israele, non si potrà  permettere di dire
alcunchà© all’Iran. Se il mondo ਠveramente
preoccupato, e vuole sinceramente mettere un termine alla
proliferazione nucleare, che cominci dall’inizio, vale a dire: da
Israele!…
Silvia Cattori: Lei deve sentirsi irritato,
quando sente dire a Israele, il quale non ਠin regola, che
ਠpronto a bombardare l’Iran, che, da parte sua, fino a
questo momento, non ਠassolutamente contravvenuto a nessuna
regola!
Mordechai Vanunu: Si; questo mi fa perdere la calma.
Non abbiamo nulla da rimproverare all’Iran: prima di fare
alcunchà© contro un qualsiasi altro paese, ci si deve occupare
del caso israeliano. Se qualcuno vuole prendersela con l’Iran,
deve preliminarmente prendersela con Israele. Il mondo non puà²
ignorare ciಠche fa Israele, in questo campo, da più di
quarant’anni. Gli Stati Uniti dovrebbero obbligare Israele a
firmare il Trattato di non proliferazione nucleare. Ed ਠanche
l’ora per l’Europa di riconoscere ufficialmente che Israele
possiede bombe atomiche. L’insieme del mondo arabo dovrebbe
essere estremamente preoccupato sentendo tutti questi discorsi che
incriminano l’Iran, privo di armi atomiche, e che continuano ad
ignorare Israele.
Silvia Cattori: Quali stati hanno cooperato con Israele?
Mordechai Vanunu:
Israele ha aiutato la Francia e la Gran Bretagna nella loro campagna
contro l’Egitto, nel 1956. Dopo l’operazione di Suez, la
Francia e la Gran Bretagna hanno iniziato a cooperare al programma
nucleare israeliano, per ringraziare Israele del sostegno ricevuto da
esso, durante quella guerra.
Silvia Cattori: L’Africa del Sud non ha forse aiutato Israele, fino al 1991?
Mordechai Vanunu: Effettivamente ਠin Africa del Sud, nel deserto, che Israele ha effettuato i suoi test nucleari…
Silvia Cattori: Negli
anni sessanta, il presidente Kennedy avrebbe richiesto, sembra, che ci
fossero delle ispezioni a Dimona, in Israele. Lei vede qualche legame
tra questa richiesta e il suo assassinio?
Mordechai Vanunu:
Ritengo che all’epoca di Kennedy, gli Stati Uniti si opponessero
al programma nucleare israeliano. Kennedy ha cercato di fermare
Israele, in questo campo, ma il suo assassinio non gli ha lasciato il
tempo… Secondo me, il movente dell’assassinio di Kennedy
ਠlegato alla diffusione di armi nucleari in Israele e in altri
paesi. Coloro che lo hanno assassinato erano favorevoli alla
disseminazione nucleare. Grazie all’eliminazione
dell’importuno Kennedy, la proliferazione ha potuto continuare.
Di fatto, i presidenti Johnson e Nixon [succeduti a Kennedy, ndt] non
ci vedevano alcun inconveniente: hanno lasciato fare Israele.
Constatiamo semplicemente che, dopo l’assassinio di Kennedy,
c’ਠstato effettivamente un cambiamento in questo
senso….
Silvia Cattori: La sua denuncia non ha impedito a
Israele di fare un tabù su questo punto: ਠriuscito a non
inimicarsi le grandi potenze. La sua strategia
dell’opacità  si sarebbe dunque dimostrata efficace?
Mordechai Vanunu:
Bisogna ben riconoscere che ਠcosà¬. Israele ਠun
caso da manuale. Come puಠun piccolo paese sfidare il mondo
intero e portare avanti una politica aggressiva senza minimamente
preoccuparsi degli altri? Gli israeliani sono riusciti a farlo nel
passato, certo…. Ma oggi il mondo ਠcambiato. La guerra fredda
ਠfinita, il comunismo ਠstato sconfitto, il mondo si
orienta verso la pace: lo si vede, le armi nucleari non aiuteranno in
nulla Israele. Ora che Israele deve mostrare che desidera la pace, e in
quale modo intende contribuirvi, per questo paese, quale utilità 
potrebbero avere le armi nucleari? La politica nucleare israeliana era
possibile nel contesto della guerra fredda. Ma oggi dobbiamo ottenere
da Israele che adotti una nuova politica, che dimostri al mondo intero
che vuole la pace e riconosca che nonha nessun bisogno di armi
atomiche.
Silvia Cattori: Negli anni Cinquanta, Israele
disponeva già  di un armamento considerevole. Che ragione aveva
allora di dotarsi di armi nucleari?
Mordechai Vanunu: Un
paese piccolo come Israele non ha alcuna ragione valida di possedere un
numero cosଠenorme di armi atomiche. E’ come se il
programma di armamento nucleare d’Israele gli avesse montato la
testa. Non ਠpossibile assolutamente utilizzare l’arma
atomica nella regione: una bomba atomica usata contro la Siria,
l’Egitto o la Giordania avrebbe effetti radioattivi e renderebbe
la vita impossibile anche in Israele. Una bomba danneggerebbe lo stesso
Israele. Fin qui, gli israeliani non hanno nemmeno il diritto di
discutere di questa questione solo tra di loro. Eppure questo problema
occupa tutti quanti. Aspettiamo la risposta di Israele su questo punto.

Silvia Cattori: Per Israele, non si tratta forse di
un’arma che gli permette di mantenere lo Statu quo? Di uno
strumento di ricatto politico? Per poter discutere da pari a pari con i
grandi – Stati Uniti in testa – e non concedere nulla agli
arabi, che Israele ha spoliato e che sono deboli militarmente?
Mordechai Vanunu:
Si. E’ proprio cosà¬. Israele utilizza la potenza delle sue
armi nucleari per imporre le sue politiche. Israele ha molto potere,
schiaccia l’insieme dei suoi vicini con la sua arroganza. Gli
Stati Uniti – nemmeno loro! – sono in grado di dire agli
Israeliani quello che devono fare. Oggi l’Europa vede fino a che
punto Israele ਠpotente. Anche senza utilizzare la bomba
atomica, anche senza brandire la minaccia di farlo, gli israeliani
possono imporre il loro potere, possono fare assolutamente cià²
che vogliono: possono erigere la loro muraglia, possono costruire
colonie in Palestina…, nessuno ਠin grado di dir loro che non
hanno il diritto di farlo, perchਠsono estremamente potenti.
Ecco il risultato dell’uso che loro fanno delle armi atomiche per
ricattare politicamente. Possono utilizzare les bombe atomiche contro
qualsiasi paese che si impegnasse a fermare la loro politica aggressiva
nei riguardi dei palestinesi. Questa ਠla situazione oggi. Il
mondo intero lo sa, tutti lo sanno. E c’ਠun’altra
ragione per cui nà© gli Stati Uniti, nà© l’Europa
fanno assolutamente nulla: ਠperchਠsanno a che punto
Israele ਠpotente. Di conseguenza, il miglior modo di
contrastare Israele consiste nel far sapere al mondo la verità  e
nello studiare quello che succede riguardo al suo armamento atomico,
finchਠnon sarà  costretto a rinunciarci.
Silvia Cattori: Nel 1973, Israele pensಠdi ricorrere all’arma nucleare contro i suoi vicini arabi? Mordechai Vanunu: Si. Nel 1973, Israele era pronto ad usare l’arma atomica contro la Siria. E contro l’Egitto.
Silvia Cattori: Lei ha sofferto enormemente per aver rivelato un segreto di stato. In fin dei conti, per quale risultato?
Mordechai Vanunu:
Prima di tutto, il mondo ha ora la prova che Israele possiede bombe
atomiche. D’ora in avanti, nessuno puಠignorare la
verità  riguardante il progetto nucleare di Israele. In seguito,
Israele si ਠvenuto a trovare nell’impossibilità 
totale di ricorrere a queste armi. Un altro risultato della mia azione
ਠche il mondo ha preso coscienza di ciಠche questo
piccolo stato ebraico ha fatto, nel più grande segreto. E
cosଠil mondo ha scoperto, anche, su quali menzogne e su quale
disinformazione questo stato ਠstato edificato. Sapere che uno
stato cosଠpiccolo ਠstato capace di costruire
segretamente 200 bombe atomiche ha messo in allerta l’opinione
pubblica mondiale sul suo comportamento. La paura che un altro piccolo
paese possa fare la stessa cosa e fabbricarsi delle armi atomiche ha
incitato il mondo a riflettere al modo di fermare la proliferazione
nucleare e impedire a Israele di aiutare altri paesi a utilizzare
queste armi in avvenire. Quando il mondo ha scoperto quello che Israele
ਠriuscito a fare nel più grande segreto, la paura della
proliferazione nucleare si ਠmanifestata. Il mondo ha preso
coscienza del potere di Israele e ha cominciato a esercitare pressioni
su questo paese per costringerlo a fare la pace con i palestinesi e gli
arabi. Israele non aveva più alcuna ragione di affermare che
temeva i suoi vicini arabi, dal momento che disponeva, dalla fine degli
anni Cinquanta, di armi sufficienti per garantirsi la sicurezza.
Silvia Cattori: Per quali ragioni Israele continua a perseguitarla?
Mordechai Vanunu:
Quello che io ho fatto ਠesattamente il contrario di ogni
atteggiamento politico israeliano! Gli israeliani hanno dovuto cambiare
i loro piani. La politica nucleare segreta di Israele à¨
l’opera di Shimon Peres. Ed ecco che questa politica consistente
a fabbricare clandestinamente delle armi atomiche ਠcrollata! A
causa di questa rivelazione, Israele ha dovuto prendere un’altra
direzione, definire nuovi piani e quello a cui assistiamo oggi à¨
la conseguenza delle mie rivelazioni. Hanno dovuto inventare nuovi tipi
di armi. Oggi, costruiscono la loro muraglia, i loro posti di blocco,
le loro colonie e si sono dati da fare per rendere la loro
società  ebrea più religiosa, più nazionalista,
più razzista. Tutto cià², invece di andare
nell’altra direzione, invece di capire che non c’à¨
altra soluzione che la pace, invece di riconoscere uguali diritti ai
palestinesi e invece di mettere fine al conflitto. Israele non vuole
mettere fine al conflitto. Ciಠche Israele vuole à¨
continuare a costruire la sua muraglia e le sue colonie!…
Silvia Cattori: Lei ha realizzato un’impresa notevole!
Mordechai Vanunu:
Come essere umano ho fatto qualcosa per la sicurezza e il rispetto
dell’umanità . Qualsiasi paese ha il dovere di rispettarci,
tutti noi, in quanto esseri umani, quale sia la nostra religione, che
si sia ebrei, cristiani, musulmani, buddisti… Israele ha un grosso
problema: questo paese non rispetta gli esseri umani. Ciಠche
questo paese ha potuto fare, perchਠnon considera gli altri
esseri umani come uguali, ਠassolutamente terribile. Il
risultato ਠdevastante, per l’immagine di Israele; lo
stato di Israele non ਠassolutamente una democrazia. Lo stato
ebraico ਠrazzista. Il mondo dovrebbe sapere che Israele mette
in pratica una politica di apartheid: se siete ebreo, avete il diritto
di andare dove volete e di fare ciಠche vi pare; se non siete
ebreo, non avete alcun diritto. Questo razzismo ਠil vero
problema di Israele. Israele ਠdel tutto incapace di dimostrare
che ਠuna democrazia. Nessuno puಠaccettare questo stato
razzista; Nà© gli Stati Uniti, nà© i paesi europei. Le armi
nucleari israeliane, quelle, potrebbero, al limite, accettarle…. Ma
come potrebbero giustificare questo stato di apartheid fascista?
Silvia Cattori: Si direbbe che lei si rifiuta di riconoscere la legittimità  di questo stato.
Mordechai Vanunu:
Certamente. à‰ proprio quello che ho detto, quando sono uscito di
prigione: non dobbiamo accettare questo stato ebraico. Lo stato ebraico
di Israele ਠesattamente il contrario della democrazia; abbiamo
bisogno di uno stato per tutti i suoi cittadini, senza riguardo alla
loro fede religiosa. La soluzione ਠuno stato unico, per tutti i
suoi abitanti, di qualsiasi religione siano, come avviene nelle
democrazie quali la Francia o la Svizzera, e non uno stato solo per gli
ebrei. Uno stato ebraico non ha nessuna ragione di esistere. Gli ebrei
non hanno bisogno di un regime fondamentalista come quello che regna in
Iran. Le persone hanno bisogno di una vera democrazia che rispetta gli
esseri umani. Oggi in Medioriente, abbiamo due stati fondamentalisti:
l’Iran e Israele. Ma Israele ਠmolto avanti, in materia di
fondamentalismo, anche rispetto all’Iran!…
Silvia Cattori: Secondo lei, Israele ਠdunque una minaccia più grande dell’Iran? …
Mordechai Vanunu:
Certamente: sappiamo quello che gli israeliani fanno subire ai
palestinesi, da più di 50 anni! E’ di gran lunga il
momento, per il mondo, di ricordarsene e di preoccuparsi
dell’olocausto palestinese. I palestinesi hanno sofferto tanto, e
da tanto tempo, a causa di tutta questa oppressione! Gli ebrei non li
rispettano assolutamente, non li considerano come esseri umani; non
riconoscono loro nessun diritto, e continuano a perseguitarli, a
mettere in pericolo la loro vita attuale, e di conseguenza anche il
loro avvenire.
Silvia Cattori: Cosa dice, lei, al mio paese, la Svizzera, che ਠdepositario delle Convenzioni di Ginevra?
Mordechai Vanunu:
La Svizzera dovrebbe condannare con molta chiarezza e a voce molto alta
la politica razzista di Israele; vale a dire tutte le violazioni dei
diritti dei palestinesi, siano essi musulmani, siano essi cristiani.
Tutti i paesi dovrebbero esigere dal governo israeliano il rispetto dei
non-ebrei, in quanto esseri umani. Di fatto, io non ho il diritto di
parlarvi, non sono autorizzato a parlare con stranieri; se lo faccio lo
stesso, ciಠavviene a mio rischio e pericolo. Israele ha
utilizzato i risarcimenti dell’Olocausto per fabbricare armi, per
distruggere le case e i beni dei palestinesi. Sarei molto contento se
il vostro paese mi desse un passaporto e mi aiutasse a lasciare questo
paese, Israele. La vita ਠmolto dura, qui. Se siete ebreo, non
avete nessun problema; se invece non lo siete [o non lo siete
più], venite trattato senza il minimo rispetto.
Silvia Cattori
Journaliste suisse
———–

(http://www.voltairenet.org/article133657.html)

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