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Notiziario del 22 maggio 2007

23. May 2007

Questo Notiziario contiene:

1. RIECCOCI!
perche’ due mesi di silenzio?
2. ROMA 9 GIUGNO. NOI CI SAREMO
(malgrado tutto)
3. UN BUFFONE IN MEDIO ORIENTE
A proposito delle prese di posizione di Bertinotti

1. RIECCOCI!
perche’ due mesi di silenzio?

In tanti ci hanno scritto chiedendoci che fine abbiamo fatto. Come mai non inviate piu’ il vostro Notiziario?
In effetti sono due mesi esatti che tacciamo.
Ci siamo presi una pausa di riflessione.
Il 6 maggio abbiamo svolto una Assemblea straordinaria.
Abbiamo approvato un denso documento per tesi che oltre a tracciare un bilancio del lavoro sin qui svolto indica la strada che seguiremo nei prossimi anni. Queste tesi, intitolate “DIETRO LE LINEE. TRENTADUE TESI PER IL RILANCIO DEL CAMPO ANTIMPERIALISTA. il bilancio di un quinquennio e i nostri compiti futuri”, saranno presto disponibili sul nostro sito.
Un bilancio severo, che accanto ai successi ottenuti, indica anche dove abbiamo sbagliato.
Non che se non avessimo commesso questi errori saremmo chissa’ dove.
La situazione complessiva, per le forze rivoluzionarie in Occidente, non e’ solo seria, e’ drammatica.
Lo sanno anche coloro che non vogliono ammetterlo, quelli che si cullano nell’illusione che sia solo una questione di… “riflusso”. Riflusso di che? Ma dei movimenti, ti risponde l’illuso. Non gli entra in testa, all’illuso, che tutte le profonde trasformazioni che l’Occidente ha conosciuto da trent’anni a questa parte (una intera generazione!) siano irreversibili, che le grandi sfilate che si succedono ogni tanto, non serviranno a passare dalla ritirata all’offensiva.
L’afasia e la catalessi dell’antagonsmo sociale non sono momentanee, sono destinate a durare a lungo. E se grandi sconquassi fossero alle porte, non e’ detto che essi avranno un segno rivoluzionario. E’ anzi piu’ probabile che l’abbiano reazionario e sicuritario.
Chi non si prepara al peggio, chi non sara’ capace di lottare in una prospettiva di lungo periodo e di Resistere fino alla prossima generazione, non andra’ lontano.
Chi non ha mai voluto darci ascolto, chi non ha mai voluto credere che il futuro dei rivoluzionari in Occidente dipende anzitutto dall’eventuale vittoria della Resistenza nei paesi soggiogati dall’imperialismo, si rompera’ la testa. Chi cerca scorciatoie finira’ anche lui nel campo dell’opportunismo. Le scuse per giusitificare il proprio adattamento al circo politico possono essere molte. Lo spettacolo penoso offerto da Rifondazione e dal bertinottismo e’ esemplare.
Sara’ seguito da altri nel prossimo futuro.
Non sara’ facile, negli anni a venire, rifiutarsi di scendere a compromessi con questa politica ripugnante.
Noi abbiamo deciso di non mercanteggiare le nostre idee. Abbiamo la testa dura. Ma non ci manca l’intelligenza.
Problema: come si fa a restare rivoluzionari in una fase non-rivoluzionaria prolungata? Come si fa e non diventare una setta o un gruppetto identitario? Come si puo’ avanzare resistendo? Come si puo’ gettare dei semi che diano frutti quando il terreno e’ tanto arido?
Dopo anni di attivita’ forsennata dovevamo fermarci, ragionare, verderci piu’ chiaro.
Un’ Assemblea nazionale non puo’ fare miracoli. Ma sentiamo di aver compiuto una svolta necessaria, di essere piu’ forti di prima.
Un direttivo nuovo di zecca e’ stato eletto.
Col tempo si vedranno i risultati.

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2. ROMA 9 GIUGNO. NOI CI SAREMO
(malgrado tutto)

L’Imperatore viene a Roma. Non sara’ ricevuto dal suo lacche’ Berlusconi nel frattempo mandato a casa, ma dal nuovo inquilino di palazzo Chigi, accompagnato dalla corte dei miracoli dei Giordano, Diliberto e Pecoraro Scanio.
Ci sara’ una sacrosanta manifestazione di protesta.
Ad essa non parteciperanno ne’ la sinistra che regge il moccolo al governo, ne’ i pacifinti che lustrano le scarpe ai para’ di D’Alema, ne’ l’associazionismo cattolico. E’ un bene o e’ un male? E’ certo l’inevitabile conseguenza del quadro politico che vede la sinistra al governo, al governo di un paese alleato di Bush e in una posizione di raffinata ma sostanziale sudditanza agli Stati Uniti. E’ triste che gran parte del vecchio movimento pacifista, pur di non dar fastidio a Prodi, non aderisca a questa manifestazione, ma e’ un fatto assolutamente razionale. Per noi e’ una ragione di piu’ per fare ogni sforzo affinche’ il corteo sia un grande successo. Non che una manifestazione possa cambiare il corso degli eventi. Ne’ ci aspettiamo che essa possa dar vita ad un nuovo movimento di massa. Un successo potra’ pero’ avere un grande significato simbolico, potra’ avere un impatto nell’immaginario collettivo, rafforzare i sentimenti antiamericani e antimperialisti di quegli italiani che non hanno ne’ voce ne’ rappresentanza politica. Un grande corteo dara’ ossigento a quella parte del paese, vedi Vicenza, che non intende essere americanizzata, ne’ messa a tacere davanti alla vergogna di una sinistra che nella sostanza persegue la stessa politica di medicore vasallaggio verso la politica imperiale e imperialistica dei Neocon oggi e dei democratici domani.
Ci hanno chiesto perche’ non abbiamo sottoscritto l’appello di convocazione della manifestazione.
Per una fondamentale ragione. Perche’ l’Appello contro Bush e contro la sua guerra e’ reticente sulla questione delle questioni: non solo non chiama all’appoggio delle Resistenze antimperialiste, non le cita nemmeno. Ma contro chi sta facendo la guerra Bush? L’Appello rasenta i limiti del ridicolo, semplicemente non lo dice. La Resistenze palestinese, irachena, afgana, libanese, ma pure quelle del Venezuela o di Cuba, vengono rimosse, cancellate. Ci voleva questo escamotage, francamente patetico, per far si che l’arco dei promotori fosse il piu’ ampio possibile. Un appello contro la guerra che non indica la natura imperialistica della medesima, che non chiama alla solidarieta’ con i popoli oppressi e le Resistenze combattenti, diciamocelo, e’ un appello di merda. Le dichiarazioni infuocate di alcuni rappresentanti del Comitato promotore, fatte ad uso e consumo di una stampa onnivora e scandalistica, non cambiano il succo della questione. La forma e’ sempre l’involucro di un contenuto. Come al solito, qui in Italia, si assiste alla schizofrenica rappresentazione per cui si vogliono compensare contenuti moderati e inconsistenti con forme bellicosissime e annunci roboanti….
Siamo in presenza di uno strambo fenomeno: della rinascita del vecchio pacifismo ma senza i pacifisti. Piu’ che una mistica resurrezione questa operazione rassomiglia al trucco dei prestigiatori.
Brutto segno insomma. Talmente brutto che anche chi fino all’ultimo secondo non aveva voluto dare ascolto alle nostre messe in guardia, ha abbandonato alla chetichella il Comitato promotore.
A questi compagni noi abbiamo rivolto un appello formale a costituire, in vista del corteo di Roma, un blocco comune. Se sara’ possibile vedremo.

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3. UN BUFFONE IN MEDIO ORIENTE
A proposito delle prese di posizione di Bertinotti

(Dal Bollettino del 15 maggio 2007 di IRAQ LIBERO – COMITATI PER LA RESISTENZA DEL POPOLO IRACHENO)

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L’autore di questo elogio sperticato ਠil giornalista ultra filo-sionista Carlo Panella.

La cartaccia che l’ha ospitato ਠquella del Foglio, il giornalaccio di Giuliano Ferrara.

L’eroe in questione ਠovviamente il presidente della Camera, Fausto Bertinotti.

Potremmo anche fermarci qui, ma un buffone ਠun buffone e un buffone itinerante lascerà  sempre traccia in ogni tappa del suo girovagare.

Vediamo allora due perle che hanno entusiasmato i sionisti di tutto il mondo.

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Affermazione fatta davanti al parlamento palestinese: <>.

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Dichiarazione alla stampa all’uscita dalla Chiesa della Natività : <>.

Non ci sarebbe bisogno di commenti, ma sul reale significato della visita di Bertinotti ਠilluminante quanto ha scritto un’esponente della sinistra ebraica, Paola Cannarutto dell’associazione Ebrei europei per una pace giusta, in un intervento sul Manifesto del 9 maggio:

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Se cosଠparla un’esponente della sinistra ebraica, evidentemente a favore del principio “due popoli, due stati”, abbiamo la misura della gravità  degli atti compiuti dal presidente della Camera che su tutti i punti sopra elencati ha semplicemente taciuto: altro che “equivicinanza”!

Ma prima di queste bravate, Bertinotti ਠstato in Libano, dove ha ovviamente evitato di recarsi a Sabra e Chatila, simboli dello stragismo genocida di quel sionismo che egli ama tanto.

Ed anche in questo paese ha lasciato il segno. Intitola l’attento Corriere della Sera del 7 maggio: <>.

Siamo qui arrivati all’esaltazione della Folgore, che ha fatto parlare di “Rifondazione paracadutista”, che ha suscitato un discreto smarrimento nelle fila di quel partito anche se ormai da tempo abituate a tutto. A questo proposito pubblichiamo in questo bollettino la lettera indignata di un iscritto al Prc.

Qui vediamo tre perle.

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Dichiarazione nel paesino di Yanouh (sud Libano): <>.

Quale sia l’attività  di “interposizione”, guarda caso fatta da una sola parte della linea del confine ਠcosa nota. Ma la cosa ancora più infame ਠil credito che il vero capo della cosiddetta (con molte virgolette) “sinistra radicale” di governo arriva a dare all’imbroglio linguistico imperiale che vuol chiamare pace la guerra in ogni angolo del mondo dove l’occidente manda le sue truppe. Certo, in Libano oggi non si spara, ma le truppe della Nato sono lଠin vista della prossima guerra, della prossima aggressione americano-sionista e non sono certo lଠper “interporsi”. La frase di questa canaglia in cachemire va dunque evidenziata e conservata per quell’occasione.

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Dichiarazione fatta in compagnia del gen. Claudio Graziano: <>.

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Sempre nella stessa occasione: <>.

E questo ਠtutto. A quando il prossimo viaggio? Si puಠsempre scegliere tra Afghanistan e Balcani. Peccato che l’Iraq non sia più disponibile. Qui il buffone avrebbe certo dato il meglio di sà©, spiegando a tutti come conciliare occupanti e occupati, rifiuto della guerra ed incenerimento di Falluja. Purtroppo per lui non ci sono più truppe da visitare, nà© vetrine da esibire, e – soprattutto – dovrebbe indossare un antiestetico giubbotto antiproiettile, e questo gli risulterebbe davvero intollerabile.

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