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“I FATTI NASCOSTI”

3. October 2007
Agli uomini di liberi di tutto il mondo

Dichiarazione politica delle “Brigate Rivoluzione del 1920”
Baghdad, 8 settembre 2007

Premessa

Le “Brigate Rivoluzione del 1920” (Kata’b Thawrat al-Ishreen) sono il braccio armato del “Movimento Islamico di Resistenza”.
Il nome ricorda l’insurrezione popolare irachena che nel 1920 si scagliಠcontro l’occupante coloniale inglese. Si tratta di uno dei più potenti movimenti guerriglieri che in Iraq combattono contro le truppe d’occupazione e che, secondo le stesse fonti americane ha inferto loro colpi durissimi —le Brigate sono spesso ricorse anche ad attacchi suicidi contro posti di blocco americani o stazioni di polizia. Esso gode di un notevole prestigio presso ampi settori della popolazione irachena, soprattutto nelle provincie a maggioranza sunnita. Contrariamente a quanto affermato da certe fonti arabe le Brigate non sono in alcuna maniera riconducibili al vecchio Baath. Il gruppo ha infatti rifiutato di fare fronte comune coi gruppi resistenti che fanno capo al Baath clandestino guidato da al-Durri. Le “Brigate Rivoluzione del 1920” si considerano infatti un gruppo islamico combattente che, al pari della maggior parte delle formazioni della Resistenza irachena, desidera la nascita di uno stato islamico in Iraq. Tuttavia il jihadismo di matrice sunnita delle Brigate 1920 non va confuso con quello delle formazioni salafite/takfirite nelle quali sono arruolati le migliaia di combattenti provenienti da diversi paesi arabi e del Nord Africa (formazioni che considerano lo shiismo un’eresia da combattere al pari degli infedeli e sono quindi responsabili di alcuni attacchi indiscriminati contro la popolazione shiita). Le Brigate hanno infatti rifiutato di entrare a far parte del “Consiglio o Shura dei Mujahideen”, costituito nel gennaio del 2006 da almeno sette formazioni salafite di cui la principale ਠsenza dubbio l'”Organizzazione di al-Qaida nella terra dei due fiumi” (che gli americani chiamano “al-Zarkawi Network”). Le Brigate hanno anche contestato la decisione (formalmente adottata il 15 ottobre 2006) di questa Shura di fondare lo “Stato Islamico dell’Iraq”. Con questa decisione la Resistenza salafita-qaidista ha preteso di imporre la propria supremazia, oltre che in al-Anbar, nelle provincie di Diyala, Kirkuk, Salh al-Din, Nineveh e vaste aree di Bagdad. Questo ha portato a tensioni acutissime e anche a scontri armati tra le formazioni armate dello Stato Islamico dell’Iraq e gli altri gruppi della Resistenza, tra cui le Brigate 1920. In due occasioni, nel giugno e nel settembre, il New York Times affermava che le Brigate 1920 avrebbero cooperato con gli americani nel dare la caccia ai guerriglieri salafiti-qaidisti. In entrambi i casi le Brigate hanno sdegnatamente smentito questa notizia.

DICHIARAZIONE

“Uomini liberi del mondo, crediamo che sia tempo di fornirvi un nuovo resoconto aggiornato sulla situazione della guerra, nella percezione che ne abbiamo noi nelle fazioni della resistenza. Secondo le indicazioni che abbiamo dai campi di battaglia e dall’interno del governo fantoccio di Baghdad, le tattiche utilizzate dalle forze d’occupazione si sono evolute, ma gli obiettivi strategici che li guidano rimangono gli stessi, e per chiarire la natura di tale evoluzione dobbiamo ritornare ai fatti.

L’invasione dell’Iraq era basata principalmente su menzogne, in quanto si sosteneva che il precedente governo disponesse di armi di distruzioni di massa e avesse legami con la famigerata al-Qaeda. Dopo le fasi iniziali della guerra, il mondo scoprଠla portata dell’inganno della Casa Bianca. Per sfuggire alle proprie responsabilità , gli Stati Uniti cambiarono gradualmente pretesti, parlando di esportare la democrazia e rispondere all’attacco, come se il popolo iracheno fosse responsabile per quanto accadde l’undici settembre. La priorità  divenne guadagnare tempo, e nel mentre sperimentare diverse tattiche per raggiungere qualsiasi successo per quanto modesto, che potesse essere spacciato per una vittoria o una conquista.

Il progetto non resse, e il Pentagono si rese conto della realtà . Il popolo iracheno non accoglieva di buon grado gli invasori, come avevano suggerito alcuni traditori. E l’Esercito iracheno, che non poteva scontrarsi con una forza tanto superiore in un campo di battaglia classico col suo equipaggiamento antiquato, ha lasciato le città  nelle mani dell’occupante.

Le ampie società  urbane richiedono un supporto finanziario enorme, e i fondi che si trovavano nella Banca dell’Iraq finirono per scomparire tra le mani di questo o quello sciacallo. Erano necessari nuovi fondi. Bush non poteva limitarsi a chiedere nuovi fondi ai contribuenti statunitensi. Ma ora che Bush controlla il petrolio, non ha altra scelta, per coprire i costi crescenti dell’occupazione del nostro Paese, se non aumentare il prezzo internazionale del petrolio. Questa decisione fu l’errore per il quale noi della resistenza stavamo pregando. Infatti le nuove entrate che andavano a Bush si sarebbero rese disponibili anche per altri Stati produttori di petrolio, principalmente la Russia, il Venezuela e l’Iran. Ognuno di essi avrebbe approfittato delle maggiori entrate per rinforzare la propria posizione all’interno dell’arena internazionale. Oggi, dopo cinque anni, la Russia ਠpiù forte e sta ricostruendo la sua gloria passata. L’Iran, che ha fiancheggiato gli interventi USA in Afghanistan e poi in Iraq, ਠriuscito ad utilizzare il potere statunitense per indebolire due fronti; ha ingrandito e rinforzato l’esercito, finanziato le sue ambizioni nucleari, e sostiene qualsiasi organizzazione in Medioriente si opponga a Israele e agli USA, indipendentemente dalla religione e dall’agenda politica, nel tentativo di estorcere agli USA tutte le concessioni di cui ਠin grado un governo sconfitto e con le spalle al muro. Il Venezuela ad oggi ha nazionalizzato molte delle sue imprese, rivitalizzando la propria economia e aumentando la sua voce in capitolo sui prezzi del petrolio. Il tasso di crescita della Cina si appresta a rimanere stabile anche nel quarto quadrimestre. Per quanto riguarda l’Europa, essa si trova nel mezzo: con l’Euro troppo forte per permettere un aumento significativo delle esportazioni, un’Unione che ha bisogno di essere ristrutturata prima di accettare nuovi membri, un tasso di natalità  che tocca il suo punto più basso a causa della pressione e delle tasse che gravano sulla sua classe lavoratrice, e bisogni energetici che crescono insieme ai costi, il futuro dell’Europa, coi suoi deboli governi, non ਠtra i più promettenti. l’Europa deve trovare il modo di far rispettare la propria volontà  e i propri interessi, e lavorare congiuntamente alla Russia per ripristinare l’equilibrio e la stabilità  nel mondo. Per quanto riguarda i fragili sceiccati che esportano petrolio dal Golfo Arabo, vi possiamo assicurare che stanno esportando quanto possono della loro produzione.
Hanno anche timore dell’Iran, che potrebbe facilmente scatenare il caos lanciando qualche missile al di là  del Golfo. Ciಠdevasterebbe i mercati azionari e le industrie basate sui beni immobili, attualmente in forte crescita, cui si riduce la loro spina dorsale finanziaria. Inoltre non possono sostenere pubblicamente la resistenza irachena fino al ritiro degli Stati Uniti, per evitare di essere additati come finanziatori del terrorismo.

In Iraq, Bremer ha sciolto l’Esercito iracheno, regalandoci uomini ansiosi di liberare l’Iraq dai suoi occupanti. Inoltre la quantità  di armi che abbiamo in deposito ci durerà  per i prossimi cinquant’anni, se non di più.

La Casa Bianca, messa davanti a tutto cià², decise che un governo fantoccio avrebbe contribuito a ridurre la pressione economica e amministrativa in Iraq. Bush dunque si ਠrivolto ai partiti curdi e alle milizie appoggiate dall’Iran per averne l’assistenza. Ma a quale prezzo? La Turchia non accetterà  uno Stato curdo indipendente al suo confine meridionale, nà© l’Iran si accontenterà  di dare una mano agli Stati Uniti e facilitare loro il compito tenendo sotto controllo il sud dell’Iraq, lasciandoli liberi di concentrare i loro sforzi al centro del Paese. Al contrario, i ministeri più importanti del governo fantoccio, come quelli dell’Interno e della Difesa, sono stati ceduti alle milizie appoggiate dall’Iran, il che getta una luce ancor più chiara sull’intesa segreta tra gli Stati Uniti e l’Iran. La Casa Bianca evidentemente ritenne che, fomentando la violenza interconfessionale tra gli iracheni, il livello di attacchi alle truppe statunitensi sarebbe calato: ma questa tattica, come avevamo previsto, ਠanch’essa fallita. Gli iracheni hanno un alto tasso di matrimoni interconfessionali, il che impedisce a chicchessia di dividere una tale società  su base religiosa. Inoltre la quantità  di uccisioni e la brutalità  sadica di queste milizie ha esposto a livello internazionale gli Stati Uniti e il loro governo fantoccio di Baghdad. Oggi queste milizie sono la principale fonte d’instabilità  in Iraq.

Inoltre non dobbiamo dimenticare che le atrocità  nella prigione di Abu Ghraib e l’uso di armi chimiche sui nostri civili hanno contribuito alla sconfitta. Il Pentagono ha dunque aumentato le assunzioni, ad alto prezzo, da compagnie militari private, dando a costoro più compiti sul campo, in modo che se alcuni di essi vengono uccisi, le loro identità  non vengono rivelate come invece nel caso dei “green card soldiers” [soldati che, residenti negli Stati Uniti ma privi di cittadinanza statunitense, sperano arruolandosi di accelerare l’iter per la naturalizzazione, NdT]. Cosà¬, ad oggi il numero di agenti privati di sicurezza ਠquasi pari a quello del personale militare. In quanto al Partito Islamico che dichiara di rappresentare i sunniti all’interno del governo fantoccio, essi hanno giocato tutte le proprie carte senza ottenerne vantaggi, e stiamo facendo pressione affinchà© si ritirino privandolo del suo status legale. Sappiamo che prima o poi si ritireranno, poichà© non hanno nulla da offrire al popolo iracheno, mentre sono dannosi restando al potere.

Il Pentagono, dietro ordine di Rumsfeld, ਠricorso a una nuova tattica: se agli Iracheni non va bene ciಠche vogliono gli USA, che se ne vadano dall’Iraq. In sostanza, cambiare il popolo dell’Iraq. Fare di loro dei rifugiati nei Paesi vicini finchà© non si fondano nelle società  che li ospitano. E quando questi Paesi si lamentano, minacciarli o corromperli perchà© tacciano. E’ vero, ciಠinfluenzerà  il nostro popolo e creerà  uno squilibrio nella composizione della nostra società , ma, di nuovo, a nostro vantaggio. Quelli della nostra gente che se ne andranno da rifugiati saranno più al sicuro, e quando troveranno un lavoro, qualsiasi esso sia, nei Paesi vicini, provvederanno al minimo necessario per le proprie famiglie e acquisiranno le capacità  lavorative necessarie per ricostruire l’Iraq dopo la vittoria.

Uomini liberi del mondo, con l’avanzare di questo conflitto siamo sempre più sicuri dei nostri pronostici e delle nostre analisi. I protagonisti stranieri in Iraq hanno oggi raggiunto il punto in cui i loro interessi non sono più condivisi. Sono maggiori le cause di disaccordo ed ਠpresente il conflitto. E, guardando tutti i dettagli di quanto accadde durante questo conflitto, come abbiamo spiegato, non vediamo una sola decisione o azione giusta da parte degli USA. Non un singolo successo. Questo ਠdi gran lunga il mucchio di bugie più costoso mai raccontato da un criminale. Questo ਠil motivo per cui Bush, oggi, ਠsolo e isolato nel suo piccolo mondo. Tutti i suoi generali e i suoi strateghi non sono in grado di offrirgli una soluzione. La sua gente non crede in lui e il suo esercito di ladri e avvoltoi ਠperduto, stanco e disorientato. In quanto alle vere ragioni di questa guerra, le sappiamo tutti: il petrolio, il controllo mondiale, il governo delle corporation, e garantire l’esistenza del cosiddetto Stato di Israele.

Non dobbiamo dimenticare che la Resistenza irachena, nonostante tutte le riserve che alcuni possono avere, ha stabilito un precedente unico, che sarà  studiato da storici e analisti per anni a venire. E, cosa più importante, ha insegnato alle nazioni e alle società  oppresse del mondo che un movimento di resistenza autosufficiente ਠpossibile in questi tempi moderni, ed ਠin grado di destabilizzare gli avversari più potenti – figurarsi gli apparati di governo locali che cooperano coi poteri imperiali. Essi sono molto più facili da scalzare e sradicare, e ciಠrovescia la nota equazione: un uomo libero puಠcambiare l’esito della giornata.

La Resistenza ha dimostrato al mondo che i diritti si raggiungono e si ottengono con la rettitudine e la determinazione, e che il pretesto ideologico spacciato dai media statunitensi come motivazione della guerra non ਠaltro che un’ennesima bugia. Le religioni hanno coabitato pacificamente per migliaia d’anni, perchà© dovrebbe essere un problema ora? Il fanatismo ideologico e religioso, da entrambe le parti, ਠsolamente la scusa, e non la motivazione reale, che invece pertiene al guadagno economico e all’influenza. La Resistenza ha anche dimostrato che le economie di consumo a base capitalistica non sono in grado di sostenere lunghe guerre, e la loro avidità  di energia necessaria a sostenere uno specifico stile di vita finirà  per schiacciare l’umanità  in un mercato globale di sfruttamento e schiavitù, a cui farà  seguito solamente un crollo totale. Il capitalismo, com’ਠsempre più evidente, con la diminuzione dell’energia disponibile finirà  per collassare.

Considerando tutto ciಠche abbiamo qui dichiarato, siamo orgogliosi di affermare che la Resistenza irachena continua a ridefinire ciಠche si intende per “occupazione”.
Continuiamo inoltre a tendere instancabilmente la mano a quei soldati in Iraq che ancora conservano la loro morale e la loro umanità , a quelli che non vogliono essere partecipi di questo crimine, assicurando loro che le nostre moschee e chiese rimarranno sempre aperte per loro. Noi della resistenza rispetteremo la vostra umanità , e vi assisteremo trasferendovi discretamente dall’Iraq in Paesi vicini, dove non sarete perseguitati nà© additati come disertori. Sappiamo che molti tra di voi desiderano farsi indietro, ma possiamo aiutarvi soltanto se raccogliete abbastanza coraggio da esprimere dispiacere, rimorso, e presa di distanza da questo crimine.

Abbiamo fatto uscire clandestinamente decine e decine di uomini onesti, che pensavano di venire qui in Iraq per una giusta causa. Vi facciamo l’esempio del Marine statunitense Wassef Ali Hassoun, che ਠstato da noi catturato e durante l’interrogatorio si ਠrivelato chiaramente che non si trattava di un criminale: non potevamo dunque fargli del male. Ci siamo assunti il compito di portarlo fuori dall’Iraq verso la sicurezza. Solitamente siamo più severi nelle punizioni, quando ci imbattiamo in persone di origine araba o irachena che collaborano con gli Stati Uniti.

Un altro esempio ਠun conducente dal nome di Mohammad Ali Sanad, che lavorava per una compagnia kuwaitiana che forniva approvvigionamenti alle basi USA. Durante l’interrotorio e un dialogo dettagliato, emerse chiaramente il dispiacere di quell’uomo per ciಠche aveva fatto, e persino la compagnia di trasporti per cui lavorava, chiamata “Faisal al-Neheet”, interruppe la sua collaborazione con gli occupanti, chiuse i suoi uffici a Baghdad e se ne andà². Fu rilasciato anche lui, e questi sono soltanto due esempi, di cui possiamo parlare perchà© i fatti sono diventati di pubblico dominio, giacchà© non intendiamo mettere a repentaglio le vite di altre persone che abbiamo aiutato.

Desideriamo inoltre comunicare la stima e il rispetto che abbiamo per tutte le persone onorevoli nel mondo, gli eroi della dignità  e della libertà , le donne e gli uomini coraggiosi dei movimenti noglobal e pacifisti. Noi in Iraq vi siamo profondamente grati per tutto ciಠche avete fatto e per i vostri sforzi prolungati per far finire questo conflitto, affrontando i colletti bianchi criminali dei governi delle corporation. Che Dio vi benedica e continui a riempirvi di pazienza e fermezza.

Al popolo statunitense diciamo: finalmente vi siete svegliati, e i milioni di persone onorevoli tra di voi si sono accorti che il popolo iracheno non ਠvostro nemico, n੠ਠresponsabile del vostro dolore. Sono le vostre truppe che hanno occupato il nostro Paese, e non viceversa. L’arrogante criminale di guerra che governa a vostro nome ha umiliato la vostra nazione e il vostro onore militare, e crediamo che una democrazia che non sia disposta a combattere per la propria libertà  non sia migliore di una feroce dittatura. I vostri sforzi per rimuovere il criminale di guerra dalla Casa Bianca hanno modificato sostanzialmente gli equilibri del governo. Ma con grande disappunto constatiamo che Bush sta insistendo ulteriormente nella sua arroganza e si fa beffe della vostra volontà  di porre fine a questa guerra. Bush non rispetta il suo stesso popolo, e poichà© sa che non potrà  raggiungere un accordo politico con la resistenza irachena, lascerà  un pesante fardello ai democratici alla fine del suo mandato. Egli non capisce che degli uomini di buona volontà  hanno messo in scacco il suo progetto in Medioriente. Bush non puಠrimanere in Iraq, dove ਠstretto tra i due fuochi della resistenza e dell’Iran.

E se si ritira dopo tutte queste perdite e umiliazioni, lascerà  nelle mani dell’Iran il sud dell’Iraq, ricco di petrolio – e la strategia statunitense non puಠpermetterlo. L’ultimo tentativo di vendetta di Bush sarà  ritirarsi dall’Iraq e pianificare la sua disintegrazione in tre stati diversi, per colpire in seguito i siti strategici iraniani, per portare al collasso l’economia del Paese, già  in una situazione critica.

Cosଠai democratici rimarrà  in eredità  un Medioriente ancora più instabile di quanto lo sia ora. E nonostante sappiamo che a livello di interessi strategici i due partiti non differiscono, differenziandosi soltanto per quanto riguarda i metodi, i democratici avrebbero la possibilità  di porre fine al conflitto salvando nel contempo la faccia agli USA, prima dichiarando di riconoscere le varie fazioni della resistenza irachena come rappresentanti del popolo iracheno e della Repubblica irachena, e in seguito istituendo un team di negoziatori per negoziare il ritiro delle truppe, gli indennizzi all’Iraq, e le questioni di interesse futuro. E’ soltanto attraverso la resistenza irachena che puಠsorgere una soluzione.

Infine, diciamo a Bush e a coloro che sono dietro di lui: potete insistere quanto volete con i vostri piani, le vostre strategie, le vostre attuazioni: noi continueremo con i nostri. Conducete pure le vostre truppe in battaglia con equipaggiamenti e gadget ad alta tecnologia, col non-plus-ultra della scienza militare: noi saremo primitivi e creativi quanto potremo nel creare il divario necessario che continua ad impedirvi di avere il sopravvento. Attaccate con tutte le vostre forze se vi lasciamo una traccia, perchà© tante sono le tracce lasciate per gli sciocchi e gli arroganti. Nascondete l’entità  reale delle vostre perdite e vi depriveremo delle nuove reclute. Alzate i prezzi del petrolio e rinforzate altre nazioni ambiziose – vi priveremo del nostro, per poi alzare il prezzo dell’occupazione fino a spezzarvi le ossa, a Baghdad come a Babilonia.

Aggiratevi tra gli scaffali della storia alla ricerca di metodi che possiate adattare, e vi troverete davanti a una guerra asimettrica mutevole, adattabile e imprevedibile, che porrà  lo standard per anni e anni a venire.

E che vinca il migliore!”

Brigate Rivoluzione del 1920
Ufficio Stampa
Baghdad, 8 settembre 2007

TRADUZIONE E PREMESSA A CURA DEL CAMPO ANTIMPERIALISTA

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